Ombre Coreane

 

di Flavio Grisoli

 

Si è chiuso lo scorso 7 aprile il Salone Internazionale dell’Auto di Seoul, l’appuntamento biennale in Corea del Sud con le novità dal Sol Levante che, come previsto, la fanno da padrone, anche in considerazione del fatto che a distanza di una sola settimana si è tenuto pure il Salone di New York che in termini di numeri e novità, lo supera di gran lunga. Comunque, per quanto riguarda le visite, sì è superato per la terza volta nella storia di questo evento (le precedenti occasioni sono state nel 2011 e nel 2005) il milione di presenze. Non è stata raggiunta la cifra di 1,2 milioni prevista, anche a causa del maltempo che ha colpito la capitale sudcoreana nell’ultimo fine settimana di apertura, ma il risultato ha comunque soddisfatto l’organizzazione. Erano presenti, in questa nona edizione, 384 aziende da 14 Paesi; presentate più di 300 auto da 29 costruttori nello spazio di oltre 102mila metri quadrati (più o meno l’equivalente di 15 campi da calcio) allestito. Sempre in termini di cifre, l’organizzazione ha dichiarato che oltre 14mila compratori da 41 Paesi hanno visitato gli stand e negoziato oltre 1,43 miliardi di dollari in contratti, concludendo così che l’impatto economico del Motor Show ha raggiunto i mille miliardi di dollari. Il Salone dell’Auto di Seoul è l’unico motor show locale autorizzato dall’Organizzazione Mondiale dei Costruttori Automobilistici, e gli organizzatori si augurano che possa arrivare nel 2015 a rivestire un ruolo di primo piano nel panorama dei Motor Show, arrivando al livello (e alle cifre) di Detroit e Francoforte. Gli esperti del settore hanno fatto notare che per raggiungere quest’obiettivo l’evento dovrà contenere un numero considerevole di anteprime mondiali. Per quest’anno, gli organizzatori hanno dichiarato che 45 auto saranno introdotte sul mercato coreano, mentre 9 di queste sono state svelate per la prima volta. I detrattori dell’evento si sono soffermati sulla mancanza di un filo conduttore e sulla poca coerenza fra lo slogan (“Con la natura, per la gente”) e le auto presentate: molti dei modelli in evidenza sono stati dei concept dalle altissime prestazioni e dai design futuristici. Non ci sono stati, inoltre, eventi collaterali a supporto del claim dell’evento, che richiamava esplicitamente all’attenzione per l’ambiente. Inoltre, per i visitatori non era facile districarsi fra i vari stand per pianificare un programma di visite. Il Salone era infatti diviso in due edifici separati, e servivano 5-10 minuti a piedi per raggiungere un fabbricato dall’altro. Altro argomento introdotto dai critici riguardava l’ambientazione: molti visitatori con bambini al seguito hanno provato parecchio imbarazzo nel notare come le automobili fossero accompagnate da modelle di cui c’era veramente poco da immaginare. Alcuni hanno detto che il Salone fosse per guardare le modelle e non le vetture. Ancora: un gran numero di automobili erano chiuse, impedendo così ai visitatori di salire all’interno. Se i costruttori a tal proposito hanno dichiarato che è stata una decisione presa per evitare danni alle vetture, dall’altra molti hanno fatto notare come giudicare una vettura sia anche e soprattutto “sentirla”, mettendo le mani sul volante e muovendo lo sterzo. In parecchi hanno detto che se gli organizzatori hanno permesso di guardare dall’esterno le macchine, il Motor Show di Seoul non è stato niente di diverso che vedere le foto delle stesse auto su Internet. In conclusione, molte più ombre che luci in questo Salone dell’Auto coreano del 2013: come quinto costruttore mondiale, la Corea ha bisogno di un Motor Show di altissima qualità.

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