Peugeot 208 GTI Nove: la prova

 

di Valerio Verdone

 

La Peugeot 208 GTI Nove è la vettura celebrativa dei nove successi nel C.I.R. ovvero il campionato italiano rally, che la Casa del Leone ha conquistato negli anni. Questa one-off, realizzata per seguire la squadra corse durante i weekend di gara, è firmata da Paolo Andreucci e Anna Andreussi, pilota e navigatrice, campioni italiani in carica, che, con il loro carico di simpatia e la loro bravura, tengono alto il nome Peugeot anche nel 2016. L’auto è decisamente particolare, a partire dalla livrea bicolore, bianca e nera, con la fascia dei colori Peugeot Sport che s’interpone tra le due tinte principali, i colori racing della Casa del Leone sono riproposti anche nel frontale, mentre sulle calotte dei retrovisori e nelle sigle identificative del modello troviamo il richiamo alla bandiera tricolore italiana. Altre chicche sono rappresentate dai cerchi O.Z. da 18 pollici, che nascondono dischi dei freni anteriori da 323 mm di diametro e 28 mm di spessore con tanto di pinze rosse, e dallo scarico con terminali griffati Supersprint. Infatti, la nota azienda ha realizzato uno scarico specifico che si sposa con un motore rivisto nella centralina, al fine di garantire una potenza di quasi 240 CV. Un valore a dir poco generoso su un’auto del genere, che comporta anche un assetto più basso di 10 mm e carreggiate allargate all’anteriore di 22 mm ed al posteriore di 16 mm. Una volta saliti a bordo, si comprende la mission di questa vettura, ovvero legare il più possibile il mondo delle auto di serie con quello delle auto da competizione. Infatti, a parte il logo Nove, con tanto di firme Ucci ed Ussi, presenti sullo schienale dei sedili, sui tappetini e sulla parte bassa del volante, così come sui montanti posteriori all’esterno, è l’alcantara a farla da padrone, con tanto di accoppiata bicolore nero-grigio, sulla plancia, sui sedili e sul volante. Completano il quadro i tappetini rossi e il punto zero sul volante realizzato con i colori da competizione di Casa Peugeot. Una volta avviato il motore, è il sound che fa tremare l’abitacolo e sembra veramente di essere su un’auto da rally. Dopo tutto, lo scatto è fulmineo, l’erogazione della potenza muscolosa e corposa, e in un amen si raggiungono velocità da ritiro della patente, meglio provarla in pista per stare più sicuri, o su una strada chiusa al traffico, come su una vera prova speciale. Manca il roll-bar interno e per guidarla non serve la tutta d’ordinanza, così come le cinture da competizione, infatti ci sono quelle di serie, ma si capisce in fretta perché sui montanti esterni sono riportati i numeri delle vittorie ottenute nei C.I.R. Quest’auto è speciale, unica, e siamo fortunati a provarla, visto che è raro avere l’occasione anche d’incrociarla su strada; ogni viaggio sembra un trasferimento tra una prova cronometrata e l’altra e le firme di Andreucci sulla maniglia interna anteriore sinistra e Andreussi su quella destra sono lì a ricordarci, ogni volta che saliamo a bordo, che siamo al volante di un oggetto di culto. Una volta avviata è difficile scendere, anzi si cerca sempre un pretesto per fare altra strada, ma, soprattutto, altre curve.

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