Jaguar XF

 

di Maurizio Elviretti

 

Ad otto anni di distanza dalla prima generazione, Jaguar lancia la nuova XF, un’auto che ha cambiato per sempre il corso stilistico della Casa inglese. La Stessa impostazione, proporzioni analoghe, ma un ulteriore, deciso svecchiamento: il cofano è diventato un pochino più corto, il passo è cresciuto, le linee sono diventate più tese. E lo stesso vale pure per gli interni, dove l’impronta della prima serie adesso s’incrocia con quella della più piccola XE. Dal punto di vista pratico, invece, la novità più importante è legata ai sistemi d’infotainment, con il nuovo sistema Incontrol, che unisce la semplicità che caratterizza da anni gli impianti Jaguar con quella completezza che è ormai irrinunciabile. Davvero notevole la versione Pro, che prevede un touchscreen da 10,2 pollici al centro della plancia: un po’ la grafica molto chiara, un po’ la possibilità di utilizzare la gestualità tipica degli smartphone, fatto sta che tutto risulta molto intuitivo. E il bello è che parte delle informazioni passano, senza soluzione di continuità, nella strumentazione: l’Incontrol Pro è infatti abbinato a un quadro strumenti virtuale, realizzato su un pannello TFT, nel quale sono possibili tutte quelle “magie” che l’Audi ha da qualche mese proposta con il suo Virtual Cockpit. A cominciare dalla possibilità di avere l’intero quadro strumenti dedicato alla cartina del navigatore satellitare. L’evoluzione delle linee si rispecchia pari pari nel modo di rapportarsi con la strada. La morbidona di un tempo, in filigrana, è ancora presente, perché sul confort l’XF non transige. Non è diventata aggressiva, quello no, ma il tentativo di avvicinarsi alla concorrenza bavarese è abbastanza chiaro. Assieme all’otto marce della ZF, e un motore tre litri a benzina da 380 cavalli, forma un binomio perfettamente in linea con la tradizione sportiva che la Casa coltiva da sempre e il divertimento è garantito. Il quattro cilindri 2.0 litri da 180 CV ha già tutto quello che serve e, solo nella zona alta del contagiri, tradisce qualche tonalità non perfettamente in linea con il blasone e le cifre in gioco. Tutto si risolve, ovviamente, con il tre litri turbodiesel, che aggiunge anche il piacere dei sei cilindri.

 

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