di Filippo Gherardi
Considerarlo uno dei Gran Premi più belli della stagione, per l’intensità mostrata sino agli ultimissimi metri, non sarebbe di certo un’esagerazione, tanto quanto giudicare l’attuale campionato come uno dei più incerti ed avvincenti degli ultimi anni. Phillip Island, come spesso successe, lascia un’eredità ricca di spettacolo a centauri ed appassionati di Moto Gp, compreso un inaspettato fuori programma che ha coinvolto un malcapitato gabbiano centrato in pieno dalla Ducati Desmosedici di Iannone. In termini statistici lascia in eredità, invece, la vittoria numero cinque in stagione e cinquanta in carriera di Marc Marquez, primo in volata, nell’ordine, su Jorge Lorenzo, Andrea Iannone e Valentino Rossi, con questi stessi quattro, i primi quattro sotto la bandiera a scacchi, contenuti in poco più di un secondo di distanza. Tutti bravi e tutti soddisfatti, almeno apparentemente, per il risultato ottenuto. Nonostante gli stati d’animo, tra podio e paddock, a giochi fatti fossero piuttosto contrastanti. Marquez si gode un successo da libri di storia che consegna, però, anche un bel pizzico di rimpianti per una stagione che doveva e poteva (e che invece non sarà) confermarlo sul tetto del mondo. Iannone rientra a Borgo Panigale con la convinzione che la sua fase di crescita sta percorrendo i binari giusti, e in attesa della prima vittoria si gode un quarto posto mondiale praticamente certo oltre ad un temperamento, ormai, da prima guida. Lorenzo nel dopo gara parlava di “Il meglio possibile per lo spettatore”, soddisfatto di aver contribuito a modo suo ad una battaglia mozzafiato e soddisfatto, ancor di più, per aver recuperato punti su Valentino Rossi in una lotta per il titolo mondiale che, a due gare dal termine, vede i due piloti Yamaha separati da appena 11 punti. Chiudiamo col Dottore. L’unico dei quattro fuori dal podio, l’unico a far trapelare una buona dose di delusione: “Mi sono divertito tanto, peccato il podio mancato”. L’unico sconfitto di giornata in fin dei conti a volerne trovare uno ma anche, ed ancora, il leader di un campionato dove due gare, due sole gare, ancora da correre prima dei definitivi titoli di coda anche per una leggenda come Valentino sembrano un’eternità nella strada che porta al decimo titolo iridato.