Tesla-Google: l’affare saltato

 

di Flavio Grisoli

 

Fondata nel 2003 dal cofondatore di PayPal Elon Musk, la casa automobilistica Tesla si è subito prefissata come obiettivo quello di fornire al grande pubblico veicoli completamente elettrici ma di alte prestazioni. Un decennio dopo, la crisi del settore auto e di conseguenza anche quello delle alimentazioni alternative (che hanno ancora un prezzo troppo alto di listino), ha fatto sì che Musk stesse per portare a termine un affare colossale. Nel 2013, a maggio, Tesla comunicò che la quota di domanda molto più elevata del previsto di Model S (una berlina) aveva portato ad un profitto nell’ultimo trimestre di ben 11 milioni di dollari, portando il fatturato a 562 milioni. Ma in pochi sapevano che pochi settimane prima, Musk stava per vendere la sua creatura a Google. Si dà il caso che Musk sia amico di Larry Page, cofondatore e CEO del colosso informatico, e i due si fossero incontrati per trattare la transazione. Nel 2012, al momento del lancio della Model S, gli ordinativi erano davvero molto scarsi, a fronte di parecchie lamentele da parte clienti su alcuni particolari della vettura (mancanza di sensori di parcheggio e cruise control, caratteristiche ormai di serie su vetture BMW e Mercedes della stessa categoria). C’è da dire che Musk le aveva tentate davvero tutte prima di rivolgersi all’amico di Mountain View. Il prezzo lo fece Musk: 6 miliardi di dollari e la garanzia che Google non smantellasse l’azienda prima di aver almeno costruito e commercializzato una vettura sul larga scala per il grande pubblico, quindi ad un prezzo più sostenibile dal ceto medio. Larry Page accettò, e quindi partirono i negoziati veri e propri sui particolari dell’acquisizione. Su alcuni aspetti Musk fu molto intransigente, e fu così che la trattativa durò più del previsto. Fu così che mentre le due società stavano negoziando, iniziarono a spiccare il volo gli ordinativi e soprattutto gli acquisti della Model S, che riempirono le casse di Tesla, arrivate allo stremo (si dice che fossero rimaste appena due settimane di liquidità). Le azioni in borsa raddoppiarono (a circa 200 dollari l’una) e Tesla fu anche in grado di ripianare completamente, compresi gli interessi, il credito ottenuto dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti di ben 465 milioni di dollari. Dopo la Model S, Tesla ha lanciato la Model X (un SUV) le cui nuove prenotazioni saranno consegnate nel 2016, ed è allo studio la Model E, che si propone di essere la nuova berlina di medie dimensioni per il grande pubblico. Il sogno mai nascosto di Elon Musk.

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