di Flavio Grisoli
Mentre impazzano sempre di più le proteste (dei tassisti, ora anche italiani, con manifestazioni a Torino, Genova, Milano e Roma), i dubbi (legislativi) e gli attacchi (di una parte della stampa), sta per arrivare un’altra grana, se possibile ancora più grossa, per Uber. La ormai famigerata app che consente di avere una macchina con autista “privato” sta battagliando da diverso tempo per sopravvivere, ma ora il nemico può essere molto più vicino, anzi. Uno dei suoi maggiori investitori, Google. Infatti, il braccio finanziario del colosso di Mountain View, Google Ventures, nell’agosto del 2013 aveva investito in Uber qualcosa come 258 milioni di dollari. A quel punto, è stato facile ipotizzare che Google potesse collaborare con Uber e, perché no, anche acquisirlo in un secondo momento. Un’altra prova fu l’ingresso di David Drummond, il capo dell’ufficio legale di Google, nel CdA di Uber nel 2013. Ora però ci sono segnali che le due società possano diventare acerrime concorrenti più che alleate. Google, infatti, si sta preparando all’introduzione del proprio servizio di car sharing, molto probabilmente all’interno del progetto a più ampio respiro dell’auto senza conducente. Drummond avrebbe informato il CdA di Uber di questa possibilità e, la fonte all’interno di Uber che rivela questi retroscena ha detto anche che i dirigenti di Uber stanno valutando se chiedere allo stesso Drummond di dimettersi per evidente conflitto di interessi. Google in questi anni non ha certo fatto segreto delle sue ambizioni di rivoluzionare il trasporto con veicoli a guida autonoma. Larry Page, ad di Google, ha più volte dichiarato di essere affascinato dalla possibilità di rendere le città più efficienti. Da Mountain View, oltretutto, fanno sapere che in massimo cinque anni saranno pronti alla diffusione delle auto senza conducente. Allo scorso Salone di Detroit, il responsabile del progetto Chris Urmson ha detto: “Stiamo pensando molto su come nel lungo termine, la mobilità senza conducente possa diventare utile alle persone, e ci sono molti modi in cui possiamo immaginarla. Per esempio, la mobilità condivisa. La tecnologia potrebbe essere tale che è possibile chiamare il veicolo e dirgli dove ti deve venire a prendere”.