Ibrida indipendente

 

di Flavio Grisoli

 

Da tempo vi stiamo parlando di come le più grandi aziende informatiche stiano focalizzando i propri sforzi e le ingenti risorse economiche di cui dispongono sulle nuove tecnologie da applicare alle automobili. In particolare, proprio perché è il campo in cui stanno maggiormente convergendo gli sforzi dei grandi produttori, ci siamo soffermati più volte sui modelli di auto a guida automatica. Google ha lanciato il suo Gesture Control, cioè comandare le funzioni dell’automobile con dei semplici gesti predefiniti. Altre, magari più semplicemente, hanno dotato le vetture di software in grado di “leggere” la strada e far comportare la nostra macchina di conseguenza. Anche Ford non poteva essere da meno e dopo aver dotato le sue auto con i più sofisticati sistemi di infotainment adesso si butta a capofitto in questo mercato ancora tutto da scoprire. E così il frutto della sinergia con la Michigan University e la compagnia di assicurazioni State Farm crea la Fusion Ibrida a guida automatica. Qui in realtà le novità sono due: oltre ad essere ibrida, quindi con un notevole impatto positivo sulle emissioni, c’è anche la nuova tecnologia di automazione. Si tratta di un prototipo ma la Mondeo (fondamentalmente la gemella europea della Fusion) ibrida arriverà nel Vecchio Continente in autunno. La Fusion Hybrid è stata sviluppata sugli studi effettuati in un ambiente di realtà virtuale sviluppato internamente da Ford. Questo comporterà che nel prossimo futuro le Ford saranno dotate dell’Active Park Assist (il dispositivo che permette di parcheggiare completamente in automatico) e dell’Active City Stop (assistenza di guida nel traffico). Ma nel lungo periodo cosa dovremo aspettarci? Che le auto “comunichino tra di loro” scambiandosi le informazioni relative al proprio tragitto al fine di evitare incidenti. La Fusion Hybrid è dotata di monitoraggio della zona d’ombra, della segnaletica orizzontale e del controllo adattivo della velocità di crociera. Ma come funziona? Sono presenti 4 sensori che utilizzano dei fasci di luce che permettono una scansione 3D dell’area intorno all’automobile in un raggio di 60 metri. La luce emanata permette così ai sensori di creare una mappa virtuale dell’ambiente circostante, compresi pedoni e ciclisti e sono capaci di distinguere un piccolo animale a circa 100 metri di distanza.

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