“Milan Show”, ma non per Fiat

 

di Filippo Gherardi

 

Milano Auto Show 2014. Ecco il nome del prossimo Salone automobilistico italiano. Presentato lo scorso 15 novembre da Alfredo Cazzola, il padre padrone del Motor Show di Bologna fino a sette anni fa, aprirà ufficialmente i propri battenti dal dicembre 2014, e più esattamente dall’11 al 21 all’interno dei padiglioni del polo fieristico di Rho. Praticamente nel medesimo periodo dell’anno in cui si è sempre svolto il Motor Show bolognese, di fatto a pochi chilometri di distanza, oltre che poche settimane prima, rispetto a dove si terrà l’Expo 2015 che catalizzerà l’attenzione del mondo proprio sul capoluogo lombardo. Insomma, l’astinenza del nostro paese da un grande salone automobilistico di produzione ed organizzazione propria sembra destinata a durare giusto il tempo di un anno, questo attualmente in corso. Una sfida globale è stato definito questo neonato Milano Auto Show, una sfida contro chi, e contro cosa (mercato), considera il nostro paese ormai ai margini delle rotte principali del palcoscenico automobilistico internazionale. E a proposito di internazionalità, la scelta di Milano, per stessa ammissione di Cazzola e per buona pace di una schiera di bolognesi delusi e “derubati” nell’animo per la chiusura del loro salone di casa, è legata proprio al pronunciato profilo internazionale, destinato a crescere proprio con l’avvento dell’Expo 2015, di una città da sempre capitale di moda e finanza. Della serie: giocarsi la carta migliore per tornare tra i migliori. Detto ciò, difficile aspettarsi che questo Milano Auto Show possa raggiungere nel giro di poco tempo risonanza ed importanza delle più importanti kermesse europee (Ginevra, Francoforte o Parigi), ma se non altro piace l’idea, almeno a chi vi parla, che l’Italia non sia rimasta a guardare il lento naufragar del proprio ridimensionamento. Tutti contenti? Naturalmente no. Ed allora ecco che la prima, e ci auguriamo anche l’unica, stoccata arriva proprio dal costruttore nazionale. La Fiat non approva, o meglio, rimane quanto mai scettica, facendo sapere che non ci sarebbero (secondo lei) “le condizioni per far nascere un nuovo salone italiano”, a causa delle persistenti difficoltà che i mercati continuano a registrare e sostenendo che i succitati grandi Saloni d’Europa, da soli, bastino ed avanzino. Pessimismo all’italiana o valutazione lungimirante? Solo il tempo lo dirà.

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