di Flavio Grisoli
È stata una delle gare più belle degli ultimi anni e in generale della MotoGP. L’ha spuntata Lorenzo dopo un duello all’arma bianca con Marquez che, nonostante una spalla lussata per la caduta durante il warm up della mattina ha cercato di contendere la vittoria al fuoriclasse maiorchino fino all’ultimo centimetro. E per poco non c’era quasi riuscito. Deludente Pedrosa, che parte quinto, rimonta fino alla terza piazza salvo poi accodarsi ai due conterranei extraterrestri e guardare. Quando si tratta di tirare fuori gli artigli il piccolo numero 26 si ritrae, si nasconde. Ma se si tratta di combattere con quei due lì, assetati di riccioli di gomma e con un gusto particolare nel spaccare in due il cronometro allora, bé, c’è davvero poco da fare. Pedrosa rimarrà un eterno secondo, un campioncino mai sbocciato. Tornando ai due di testa, che sembra ormai saranno i designati alla vittoria finale (con l’attuale rookie favorito), Lorenzo non dispone della moto migliore. Tutt’altro. Mai come quest’anno la Honda ha tirato fuori dal cilindro un prodotto fantastico. Velocissima (circa 10 km/h di differenza sul dritto rilevata ieri a Silverstone), e finalmente con una ciclistica degna di competere con la casa del diapason, vero tallone di Achille della scuderia arancione. Il vantaggio di cui può disporre Lorenzo, e che magari potrebbe fare la differenza in quest’ultimo scorcio di stagione è l’esperienza. Il “martillo” col 99 sulla carena ha già vissuto momenti come questo, e si è trovato a contendere l’iride con Rossi e Stoner, non certo due bambini viziati. Certo è che il distacco dalla vetta è significativo, e sapere che devi combattere con un ragazzino veloce, tenace e per nulla incline all’errore (come era il Lorenzo delle prime apparizioni in MotoGP), oltreché con una forza di volontà fuori dalla concezione umana (la spalla, a Marquez, la mattina di domenica era uscita, eccome) può incrinare le certezze e le velleità. Ma sappiamo che Lorenzo non è uno che si abbatte e che sta riuscendo a cavare il sangue (e non solo) dalla sua Yamaha. I 14 giri sotto il 2:02 consecutivi nella FP3 erano la prova che Lorenzo poteva condurre la gara dall’inizio alla fine, e così è stato. Fino a tre giri dalla fine, quando Marquez, dopo averlo studiato, punzecchiato e sfiancato ha operato il sorpasso. Il maiorchino non c’è stato e si è ripreso subito la testa, perché sapeva bene che nel quarto settore la Honda aveva un vantaggio variabile tra i due e i tre decimi sulla Yamaha. Marquez ci ha riprovato ancora all’ultimo giro, ma un piccolo “lungo” due curve dopo ha aperto lo spiraglio giusto a Lorenzo che non ci ha pensato due volte ad infilarsi nuovamente. Ha vinto meritatamente, Jorge. Per la tenacia mostrata, per la regolarità nei tempi (sbriciolati i record di due anni fa sia in qualifica che in gara), per non essersi mai abbattuto. Nonostante ormai sappia che il suo prossimo avversario, negli anni a venire si chiama Marc Marquez. Questo giovanotto con gli occhi scuri, grandi, da cerbiattino, in realtà è una tigre già bella che fatta. E Valentino? Il Dottore ha chiuso ai piedi del podio, dopo una bella partenza, un calo nella prima parte di gara e poi, come spesso gli accade, con un bel recupero nel finale. Ma la differenza con Lorenzo è abissale. Lui, intelligente, lo sa e sfrutta il talento e il miglior feeling del compagno (ora finalmente sì) di box per riprendere il feeling con la “sua” M1, che tante soddisfazioni gli regalò prima della scommessa, persa, con la Ducati. Per lui questa deve essere la stagione del “ritorno alla vita”. Poi, la prossima, quella del rilancio. Non rimane tanto tempo, e lo sa bene. Davanti si ritrova una folla di ragazzini agguerriti, come lui non era. Rossi alla prima stagione di classe 500 fece non dico lo spettatore, ma l’apprendista. La Honda non era la moto migliore, ma se ci avesse creduto un po’ di più magari avrebbe potuto contendere il titolo anche nel suo anno da rookie. Adesso la musica è diversa. Si comincia, e si vince, sempre più giovani. Ma arrivare ad eguagliare il 46 giallo sarà difficile. Per tutti.