Andrea e gli altri

 

di Filippo Gherardi

 

Andrea Antonelli avrebbe compiuto ventisei anni il prossimo gennaio, sognava un futuro tra i big, almeno della Superbike, prima che il destino interrompesse bruscamente la sua corsa sull’asfalto, bagnato, del Moscow Raceway. L’ennesima tragedia di un universo, quello dei motori, bello, adrenalinico ma anche contraddittorio e pericoloso. Antonelli come Jarno Saarinen e Renzo Pasolini nel 1973, primi nomi di un elenco destinato a rimanere per forza di cose un’eredità pesantissima nella memoria e nel ricordo di tutti. A loro si aggiunsero per quel che riguarda le moto, con gli anni e tra gli altri, anche Noboyuki Wakai, Daijiro Kato e Marco Simoncelli. I numeri purtroppo non calano, anzi aumentano se possibile, rivolgendo uno sguardo anche alle quattro ruote e più nello specifico alla Formula 1. Una lunga lista di tragedie cominciate nel 1953 con Chet Miller alla 500miglia di Indianapolis, e che arriva fino al “divino” Ayrton Senna e al suo schianto alla curva del Tamburello datato 1994. Nel mezzo un totale di ventinove nomi, tra cui quello di Gilles Villeneuve ma anche dei nostri Luigi Musso, Lorenzo Bandini e Riccardo Paletti, che raccontano storie e sogni infranti, nascondendo tragedie e tanti interrogativi. Nelle ultime settimane la morte è tornata grande protagonista sulle pagine e nei commenti di chi, come noi, racconta innanzitutto una passione. Il 23 giugno Allan Simonsen perde la vita, oltre che il controllo della sua Aston Martin, in prossimità della curva Tertre Rouge nel corso della 24Ore di Le Mans. Una settimana dopo è la volta di Andrea Mamè, 41enne pilota milanese coinvolto in un incidente fatale nel corso del primo giro del Super Trofeo Blancpain Lamborghini. Altri sette giorni ancora e la stessa sorte è toccata, lo scorso 8 luglio, a Maurizio Zucchetti, 52 anni, deceduto nel corso della tappa di San Severino Marche del campionato italiano di motorally, investito dalla sua stessa moto che si è ribaltata in salita, schiacciato da quella voglia di sentirsi ancora più veloce degli altri che non conosce limiti o età. Andrea Antonelli è solo l’ultimo di una lista di campioni, o aspiranti tali, macchiata dal sangue ancor prima che dalle polemiche. Le interpretazioni approssimative di un regolamento che scandisce istanti e frammenti della vita di ciascun pilota lasciano, inevitabilmente ed ogni volta, spazio al silenzio e al dolore. Ha ragione Melandri a richiedere maggior attenzione e cura delle norme di sicurezza. Non è facile impedire al destino di fare il suo corso, ma in alcuni casi vorremmo convincerci che qualcuno, forse, potrebbe anche provarci.

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