della Redazione
Nell’ultimo fine settimana della Superbike a Portimao il messaggio che è emerso è stato piuttosto chiaro: l’Aprilia è la moto da battere e lo sarà, verosimilmente, fino alla fine della stagione. Non è un discorso di tempi o prestazioni (basti pensare che la casa di Noale in sette uscite non ha mai conquistato una Superpole) quanto più che altro un discorso di costanza nel rendimento, impressionante, della moto e della sua “prima guida” Sylvain Guintoli. Il pilota di Montelimar, che il prossimo 24 giugno compirà trentuno anni e che nella sua carriera non è mai andato oltre un sesto posto in classifica finale ottenuto nel 2011 e sempre in Superbike, ha fin qui vinto una sola delle dodici gare complessivamente disputate, e tra l’altro proprio quella d’esordio (Gara 1 a Phillip Island), ma nelle altre undici è salito ben otto volte sul podio, sei volte al secondo posto e due volte al terzo. Numeri che spiegano, ancor prima di ogni altra cosa, il vantaggio in classifica di ventotto punti dello stesso Guintoli su Sykes e i trentanove sul compagno di squadra Laverty. La differenza, sostanziale, è che se Guintoli è salito nove volte su dodici tentativi a disposizione sul podio e nelle uniche tre volte che non l’ha fatto non è mai andato oltre la sesta posizione, gli altri due hanno all’attivo due (Sykes) e tre (Laverty) ritiri ciascuno, oltre ad un numero inferiore di podi che rendono ininfluenti, o quasi, anche il maggior numero di gare, o “manche” se preferite, concluse con una vittoria che nel caso di Sykes sono tre e in quello di Laverty quattro.