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EccleStoria

 

di Filippo Gherardi

 

Era il 1974, e tale Bernard Charles Ecclestone, per tutti semplicemente Bernie, quarantaquattrenne uomo d’affari della contea di Suffolk e con una passione viscerale per i motori decide di fondare insieme ad altri manager britannici, tra i quali anche Max Mosley e Frank Williams, la Formula One Constructors’ Association (FOCA). Un’associazione che aveva il compito di tutelare gli interessi dei team automobilistici inglesi al cospetto delle altre scuderie straniere, Ferrari in primis. In pochi, forse, l’avrebbero potuto immaginare, ma fu in quel momento esatto che Ecclestone cominciò a conquistare il mondo della Formula 1 fino a diventarne, negli anni, il padrone incontrastato. In quasi quarant’anni è riuscito a cambiare pelle, regolamenti, interesse ed anche bilanci economici dello sport più affascinante, e famoso, tra tutti quelli che prevedono una vettura a quattro ruote. Ecclestone ha rivoluzionato il mondo dei motori, guadagnando miliardi ma riuscendo, comunque, a consegnare una popolarità ad un universo che fino al suo avvento rimaneva un enorme circolo ristretto di appassionati e tecnici. Lo hanno accusato di essere un dittatore, d’altronde lui per primo in un’intervista rilasciata nel 2009 al Times dichiarò di preferire i regimi totalitari a quelli democratici, lo hanno disegnato come un freddo e calcolatore uomo d’affari, affamato di ricchezza e visibilità. L’ultima accusa, forse la più scomoda, gli è arrivata dal Tribunale di Monaco di Baviera, e più nello specifico dalle parole pronunciate da Gerhard Gribkowsky, ex presidente della banca Bayern LB, secondo cui Ecclestone avrebbe provato a corromperlo con una maxi tangente da 44 milioni per assumere (riassunto a grandissime linee) il controllo dell’intero pacchetto dei diritti televisivi della Formula 1. Un capo d’imputazione che potrebbe costargli dieci anni di reclusione, un motivo più che sufficiente per rassegnare, ad ottantatre anni compiuti, le proprie dimissioni. Qualcuno sostiene che siamo dinnanzi alla fine di un’epoca, per i motori e non solo, altri pensano che in fine dei conti, ed almeno per l’immediato, cambierà poco e nulla. Noi applaudiamo, comunque vada, il passo indietro (o quel che sia) fatto da Ecclestone, un gesto logico, per certi versi dovuto ma, conoscendo il soggetto in questione, tutt’altro che scontato.

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Fiat sempre meno “italiana”

 

di Filippo Gherardi

 

A poche settimane dalla notizia dell’acquisizione del 100% di Chrysler, continua prepotente la fase di internazionalizzazione voluta, e perseguita, dal gruppo Fiat. Da quanto è trapelato nel corso della giornata odierna, in occasione del prossimo consiglio d’amministrazione del 29 gennaio dovrebbe concretizzarsi uno schema aziendale che darebbe vita ad una Fiat con Sede societaria in Olanda, sede operativa e quotazione negli USA e domicilio fiscale in Gran Bretagna. Dietro a ciascuna di queste scelte regnerebbero, come prevedibile, interessi e vantaggi di natura economico-amministrativo, legate a borsa e normative fiscali. La sede principale dovrebbe essere quella di Detroit, dove già ora i vertici Fiat, con Sergio Marchionne in testa, passano gran parte delle loro giornate. Per il momento dal Lingotto non arrivano ne conferme e ne tantomeno smentite, ma l’impressione è che quella torinese rischi di diventare per la nuova Fiat-Chrysler niente più che una sede storica, limitando la centralità della produzione italiana e creando, c’è da scommetterci, non pochi disagi e controindicazioni per migliaia di lavoratori. La tradizione ha il suo peso, certo, ma praticità ed introiti finiscono, sempre, col prendere il sopravvento.    

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La famiglia F

 

di Filippo Gherardi

 

Il 2014 si è aperto con due notizie, due storie, collegate tra loro solo, ma anche soprattutto, attraverso quello che è da sempre il principale riferimento automobilistico del nostro paese. F come Fiat, ma anche F come Ferrari. Stessa iniziale, stessa Famiglia. Partiamo dalla prima, e nello specifico dai 3,65 miliardi di dollari che hanno sancito l’accordo tra Fiat e Veba per l’acquisizione del 41,5%, mancante, di Chrysler da parte proprio del marchio del Lingotto. Lo scorso 2 gennaio, data in cui l’accordo è stato di fatto ufficializzato, il presidente John Elkann ha dichiarato: «Aspetto questo giorno sin dal primo momento, sin da quando nel 2009 siamo stati scelti per contribuire alla ricostruzione di Chrysler». Un’ulteriore conferma del fatto che la linea guida della nuova generazione dei vertici torinesi sembra essere ormai indirizzata verso una sempre più efficace, e massiccia, internazionalizzazione del marchio. Commenti, analisi e bilanci vanno rimandati a tempi più maturi, nel frattempo a sorridere sembrano essere anche, e soprattutto, sindacati ed enti locali, secondo cui l’accordo siglato renderà disponibili ulteriori risorse finanziarie che contribuiranno a rilanciare gli stabilimenti del gruppo torinese e, di conseguenza, a garantire prospettive migliori a tutti i lavoratori. Una bella notizia, comunque la si voglia interpretare. Ed una bella notizia, anche questa al di la di qualsiasi possibile ed eventuale interpretazione, è quella che migliaia di persone si augurano possa arrivare dal Centro Ospedaliero Universitario di Grenoble, dove Michael Schumacher, uno che al volante della Ferrari ha vinto ben cinque titoli mondiali, è ricoverato dallo scorso 29 dicembre in seguito ad un incidente sugli sci. Schumi nel momento in cui scrivo queste stesse righe è in coma farmacologico, dopo essersi sottoposto ad un doppio intervento chirurgico alla testa, in lotta tra la vita e la morte in un anonimo letto d’ospedale. Il mondo dei motori in generale prega per lui, quello della Ferrari, che poi in fin dei conti è anche lo stesso della Fiat, non ha mai smesso di amarlo ed oggi, ancor prima di ieri, fa sentire, silenzioso ma compatto, il suo sostegno nella sfida più difficile.

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Le tre notizie di fine anno

 

di Filippo Gherardi

 

Si chiude un 2013 lungo, intenso e difficile, con speranze e tentativi che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato il segno nel mondo delle due e quattro ruote. Si chiude il 2013 con un trittico di notizie destinate, per forza di cose, a proiettare attenzione e riflettori su un 2014 ormai alle porte. Si comincia dal mercato europeo, che anche nel mese di novembre, e per il terzo mese consecutivo, ha fatto segnare una chiusura positiva. Un rialzo minimo, pari allo 0,9%, che riassunto in termini strettamente numerici segna un incremento di 8.860 unità rispetto allo stesso mese di un anno fa, ma un rialzo, comunque vada, che contribuisce a mandare in archivio il trend positivo più lungo del mercato automobilistico continentale degli ultimi 4 anni. Il bilancio complessivo degli undici mesi del 2013 rimane al ribasso, con un calo rispetto all’anno passato pari al 2,8% e ad 11.360.874 unità, tuttavia il messaggio che arriva risulta incoraggiante: si torna a crescere, poco, ma si torna a crescere. Seconda notizia, a proposito di bilanci e valutazioni di fine anno, quella arrivata pochi giorni fa e riguardante l’elezione, che si terrà il prossimo marzo in occasione del Salone di Ginevra, dell’Auto dell’anno. Il Comitato Organizzatore del premio ha diramato la lista delle 7 finaliste: BMW i3, Citroen C4 Picasso, Mazda 3, Mercedes Benz Classe S, Peugeot 308, Skoda Octavia e Tesla Model S. Alcune conferme, qualche sorpresa e soprattutto anche due vetture elettriche (BMW i3 e Tesla Model S) tra loro, a dimostrazione che l’universo automobilistico sta davvero cambiando e chi si trova a giudicarlo se ne sta lentamente accorgendo. In ultima battuta, poi, c’è la Chevrolet, anche se a questo punto sarebbe meglio dire c’era la Chevrolet. Dal 2016 il marchio del cravattino lascerà il mercato europeo. General Motors ha deciso di non commercializzare più i modelli della gamma Chevrolet in Europa lasciando, al contrario, solamente quelli firmati Opel/Vauxhall. Prepariamoci a dire addio, quindi, a vetture come Spark, Aveo, Cruze, Trax, Orlando e Captiva a causa di, come si legge nel comunicato ufficiale, “un competitivo modello di business e alla difficoltà della situazione economica in Europa”. Da gennaio comincerà un conto alla rovescia che si concluderà nel 2015 e che lascerà una scia di preoccupazione per chi lo vivrà in prima persona, oltre che una buona fetta di nostalgia per chi, diversamente, lo osserverà dall’esterno.

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Citroen C4 Grand Picasso

 

di Filippo Gherardi

Sin dal primo contatto pare evidente che la Citroen C4 Grand Picasso è destinata a stravolgere i parametri della categoria dei Monovolumi. Si comincia dalla linea esterna, caratterizzata da un design filante e sviluppata su una nuova piattaforma che ne rivoluziona le proporzioni stilistiche, con il passo più lungo e la lunghezza maggiore dell’intera categoria. Anche le ampie superfici vetrate, che consegnano una luminosità continua all’abitacolo, rappresentano un “best in class” di questa Grand C4 Picasso. All’interno, come si addice ad una monovolume, lo spazio abbonda, con una capienza che varia dai cinque ai sette posti “veri” grazie ai due sedili a scomparsa reclinabili all’interno del portabagagli. E a proposito di bagagliaio, anche in questo caso i numeri sono da record con una lunghezza di carico, massima, che raggiunge i 2,75 metri. Comodità che fa rima con comfort, ed allora giusto sottolineare il pacchetto Pack Lounge: sedili anteriori con massaggio azionabile ed incorporato, sedile del passeggero munito di prolunga per le gambe e, in entrambe le sedute, poggiatesta comodi e rilassanti. Insomma, l’ideale per le lunghe tratte autostradali e non solo. Non solo spazi interni ed estetica, la C4 Grand Picasso, naturalmente, abbonda anche in termini di tecnologia. La plancia è caratterizzata da due, evidentissimi, schermi di controllo. Il primo, quello posizionato più in alto, è un 12″ panoramico HD in cui sono riportate tutte le principali informazioni riguardanti il veicolo, il secondo, posizionato al centro del cruscotto, è un touch screen da 7″ attraverso cui si regolano le principali funzioni quali, tra le altre: climatizzatore bizona, navigatore, audio e telefono. Un pacchetto multimediale all’altezza dove spicca anche il sistema Visione 360: quattro telecamere posizionate intorno alla vettura che permettono al conducente di avere un visuale completa dell’auto. Presente, naturalmente, anche il Park Assist. Tra i profili più pronunciati di questa C4 Grand Picasso c’è anche quello legato alla sicurezza: allarme rischio collisone, sistema di regolazione della velocità ed Intelligent Traction Control, un sistema che migliora la stabilità della vettura sui terreni a scarsa aderenza. Anche le cinture di sicurezza fanno la loro parte, dotate di pretensionamento segnalano un pericolo imminente ma anche l’invasione, seppur soltanto momentanea, della carreggiata opposta. Cinque, complessivamente, le motorizzazioni disponibili, tra cui l’innovativo 2.0 BlueHDi da 150 Cv, un Euro 6 capace di abbassare le emissioni sotto la soglia dei 100 grammi di Co2 a chilometro (per l’esattezza la proporzione è 98 g/km). I prezzi variano dai 21.000 euro del modello d’ingresso ai 33.000 della versione più accessoriata ed equipaggiata, per l’appunto, con il propulsore 2.0 BlueHDi. Da casa Citroen fanno sapere che sono già 500 i modelli ordinati in prevendita e che l’obiettivo per il 2014 ormai alle porte si aggirano sulle 11.000 unità.

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Il predestinato di Heppenheim

di Filippo Gherardi

 

Heppenheim è una piccola città di 25mila abitanti dell’Assia, regione, o land se preferite, del sud della Germania. Poco più di un nome scritto su una cartina, ma tuttavia luogo di santi e predestinati. Tra i cittadini illustri di questo piccolo spicchio di mondo figura tale Marianna Cope, religiosa morta nel 1918 e santificata da Benedetto XVI poco più di un anno fa. Una predestinata della fede, una che, considerati anche i tempi in cui ha vissuto, difficilmente avrà mai viaggiato oltre i 50 km/h. Niente a che vedere insomma con Sebastian Vettel, anche lui di Heppenheim ma a differenza di Marianna Cope molto più legato ed abituato alla velocità. Con la vittoria dello scorso 27 ottobre in India, seguita a distanza di una settimana dall’undicesimo successo stagionale raccolto ad Abu Dhabi, Vettel è diventato per la quarta volta di fila campione del mondo in Formula 1, raggiungendo nella classifica “all time” un mostro sacro come Alain Prost, e lasciandosi alle spalle nomi del calibro di Senna, Lauda, Stewart, Brabham e Piquet. Davanti a lui, ora, soltanto Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher, qualcosa di molto vicino alla storia assoluta di questo sport. Due fuoriclasse che a metà anni cinquanta (Fangio) e ad inizio nuovo millennio (Schumacher) hanno finito col tracciare in maniera indelebile un’era. Lo stesso che sta facendo Vettel adesso, che però a differenza tanto di Fangio quanto di Schumi dalla sua ha un’età anagrafica (appena ventisei anni) che sembra essere, mai come in questo caso, la più valida alleata per riscrivere una pagina a dir poco cruciale dell’epopea dello sport più amato (e seguito) tra tutti quelli a quattro ruote. Nelle scorse settimane si è riflettuto e discusso a lungo su fino a dove arrivassero i meriti di Vettel e dove, al contrario, i demeriti degli altri. La Red Bull perfetta progettata da Adrian Newey rischiava di essere un alibi fin troppo comodo per chi, Alonso in primis, ai livelli del tedesco negli ultimi anni non è riuscito a gareggiare. Ed invece Vettel e i suoi record ormai infiniti, Vettel e la sua fame incessante di vittoria (ricordate Gp di Malesia e sorpasso su Webber? ndr) e Vettel con la sua sapiente gestione dell’intero fine settimana, oltre che con la sua capacità di fare il vuoto in corsa, finiscono col fornire la più esplicita delle risposte: Vettel vince perché è il più forte. Premesso ciò non diventerà mai un santo come la Cope, ma se non altro continuerà a confermarsi un predestinato ancora per lungo tempo. Il predestinato di Heppenheim.

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L’eleganza fatta in casa

 

Di Filippo Gherardi

Trascrizione di Delfina Maria D’Ambrosio

Intervista a Francesco Fontana Giusti, Direttore Immagine e Comunicazione Renault Italia

 

Tante novità in casa Renault, soprattutto per quel che riguarda i concept , a cominciare da un gioiello di tecnologia e di design come la Initiale Paris

«É la prima volta che presentiamo sei concept  in uno stand, fanno parte di una margherita ideata dal nostro designer Laurens van den Acker, sei petali per sei concept cars che descrivono tutti i cicli della vita, dall’innamoramento alla saggezza. Initiale Paris è l‘ultimo che sveliamo, rappresenta la saggezza e prefigura la nuova Espace. Come potete vedere ha  un design  robusto ma fluido, degli interni molto futuristici con dei sedili da prima classe che richiamano l’eleganza parigina e che danno un tocco di premiumness».  

Questo concept  è un’anteprima di una macchina che vedremo anche sulle nostre strade

«Sì, la nuova Espace che arriverà tra poco più di un anno in Italia».

Tante novità anche dal punto di vista del design, il look riprende quello di un crossover però ci sono molte innovazioni significative, quali?

«Questa non  è l’Espace che conoscevamo, è proprio un nuovo veicolo, totalmente innovativo. Ci sono dei design stilistici che riprendono l’aeronautica, sedili di prima classe come se fossimo in aereo, cerchi da 22 pollici e sul tetto troviamo la mappa di Parigi che si vede in trasparenza con tutti i suoi canali e le sue strade, un vero e proprio inno all’eleganza parigina e alla città. Anche il motore concept è molto interessante e va nella direzione che stiamo prendendo con i motori Energy».

L’omaggio a Parigi è davvero incredibile, sarà riproposto anche sul modello che andrà in commercio? «Stiamo valutando cosa mantenere sul prodotto di serie, ma se voi guardate i primi concept DeZir, e vedete Captur, noterete che la Clio ha preso molto da DeZir, come anche il concept Captur è molto vicino al vero prodotto che vedete sulle strade».

Parliamo di un’altra novità dello  stand Renault, la nuova Mégane, innovazioni  per quel che riguarda il design soprattutto per i gruppi ottici sia anteriori che posteriori

«Passiamo dai concept car ai prodotti di serie, continua il rinnovamento del  design di marca anche sulla gamma Mégane che per noi è molto importante, su tutti i Body Styling incluse anche le vetture sportive, la Mégane R.S. e la Mégane GT, la grande novità è chiaramente il frontale con una calandra imponente e il logo centrale. Ci sono anche dei nuovi motori Energy che arrivano su questa vettura, per le auto sportive abbiamo tanto equipaggiamento che arriva dalla Special Edition: Megane Redbull Edition».

Macchina che verrà prodotta nel modello berlina, coupé e station wagon. Quando sarà sul mercato e a che prezzi?

«Arriverà entro brevissimo, i prezzi ve li lascerò scoprire al momento del lancio».

Dacia è l’altra componente importantissima di casa Renault, qui al Salone di Francoforte c’è il restyling di un modello che ha fatto il pieno di incassi anche in Italia: la Dacia Duster

«Sembrava incredibile rinnovare il Duster che è stato un grande successo, eppure l’abbiamo fatto, ottenendo un Duster rinnovato nel design, nell’interno e nell’esterno con un look più 4×4, più avventuroso e più SUV. All’interno abbiamo tanto equipaggiamento in più che arriva anche dalle ultime novità Dacia, e un nuovo motore Energy che arriva proprio da Renault».

A proposito di motori, c’è questo nuovo Energy F1 , Renault naturalmente è un marchio anche storico per quel che riguarda le corse, ce ne parla?

«L’abbiamo volutamente chiamato Energy F1 per creare un legame tra il mondo della competizione e i nostri motori di serie Energy. Ha una grandissima componente elettrica, dunque il nostro impegno sull’elettrico si sta espandendo pian piano anche nel mondo della Formula 1, come anche nel la formula elettrica dove abbiamo presentato un monoposto molto interessante che si chiama sport Energy RST 01E, due dati da  a 100 km/h  in 3 secondi e una velocità massima oltre i 200km/h. Sarà molto interessante perché ci sarà una competizione di altissimo livello a zero rumore».

Quando esattamente?

«Il campionato inizierà a metà 2014 e durerà fino a metà 2015 coinvolgendo tre capitali europee: Roma, Berlino e Londra»

Girando per gli stand di Francoforte ci siamo resi conto che forse questa è l’edizione delle risorse e delle motorizzazioni alternative. Renault, soprattutto per quel che riguarda l’elettrico, è stata in qualche modo una pioniera. Si può rompere questa ulteriore frontiera del mondo dell’automobile?

«Noi non siamo solo pionieri, siamo anche leader incontrastati con 30.000 vetture in poco tempo in Europa. É un numero importante, un buon inizio, chiaramente dipende anche molto dall’infrastruttura degli incentivi che vengono dati nei vari paesi, ma fa parte del futuro, è inevitabile».

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Il rilancio passa da Francoforte

 

di Filippo Gherardi

 

Il mercato dell’auto riparte, o perlomeno dà l’idea di volerci provare, nel modo e nel posto migliore. La sessantacinquesima edizione del Salone di Francoforte consegna a tutti, addetti ai lavori ed appassionati, la convinzione che le case automobilistiche sembrano più che mai determinate a cambiare look e strategie pur di  riemergere da un mercato difficile, in calo ed in cerca di una svolta a dir poco epocale. La crisi rimane, e rimarrà anche nei mesi a seguire, portandosi in dote capacita di investimento, per molti, ancora ridotte al lumicino. Tuttavia vale la pena provarci, dando libero sfogo ad ogni micro particella di creatività di cui si dispone, ed è proprio questo che l’ultimo Salone di Francoforte ha voluto innanzitutto lasciare in eredità. Concept e tecnologia ibrida, i due punti fermi, oltre che le due interpretazioni dominanti, della sessantacinquesima edizione dello IAA. Insomma, quasi a voler dire: proviamoci e vediamo che risposte arriveranno. Yaris Hybrid R, BMW i8, Renault Initiale Paris, Ford S-Max e Mondeo Vignale, ma anche Suzuki IV-4, Volvo Concept Coupè, Citroen Cactus, Kia Niro e Opel Monza. Questi solo alcuni dei concept esposti e fotografati tra i padiglioni della kermesse tedesca. Emissioni bassissime e tecnologia divampante, l’equazione è sempre la stessa tanto quanto le speranze che li circondano. A loro, naturalmente, abbinate anche la solita ingente dose di anteprime assolute che partono dalla Mercedes GLA, malgrado nell’immenso stand della stella a tre punte non siano mancate anche una gamma della classe S totalmente rinnovata ed il motore a 4 cilindri più potente di sempre che equipaggia il concept CLA 45 AMG Racing Series. Toyota si segnala anche per la Auris Touring Sports, mentre Nissan cattura flash e riflettori con il suo SUV X-Trail. Nuova Megane nello stand Renault, mentre in casa Chevrolet tutte le attenzioni erano rivolte sulla Camaro ed il suo motore 6.2 V8 da 432 CV. Suzuki presentava a poche settimane dal lancio la S-Cross, mentre Peugeot, nel frattempo, esaltava forme e contenuti della sua nuova meraviglia: la 308. Il filo conduttore del gruppo Fiat invece, ed eccezion fatta per la muscolosa Jeep Wrangler e per il nuovo Fremont Black Code, è stato quello delle ricorrenze: Panda Antartica, a trent’anni esatti dalla prima versione 4×4 della Panda, ed Abarth 595, design e stile per i cinquant’anni del marchio dello scorpione. Noi di Professione Motori abbiamo certificato il tutto con le nostre telecamere ed i nostri taccuini, senza tralasciare, ovviamente, nemmeno il magico mondo delle supercar, capitanate dalla Ferrari 458 Speciale: un bolide equipaggiato da un motore V8 605 CV che assicura una potenza specifica da record.

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Ecco i piloti più ricchi al mondo

 

di Filippo Gherardi

 

La rivista Forbes, famosa per analizzare i conti personali degli uomini più ricchi, ed influenti, del pianeta, si è sbizzarrita a stilare una graduatoria dei piloti (delle due e quattro ruote) che guadagnano di più tra tutti quelli in circolazione nell’attuale mondo dei motori. Al primo posto c’è Fernando Alonso, che tra il contratto con la Ferrari ed altre entrate di natura personale si porta a casa in un anno la bellezza di 30 milioni di dollari. Alle sue spalle il “collega” Lewis Hamilton, pilota della Mercedes, che mette a referto un reddito di 27,5 milioni di euro. Terzo posto, anche un po’ a sorpresa, per lo statunitense Ralph Dale Earnhardt Jr, protagonista della Formula Nascar e stazionato sui 26 milioni di euro a stagione. Al quarto posto un altro personaggio della Formula Nascar, Jimmie Johnson, trionfatore per cinque anni di seguito dal 2006 al 2010 del campionato di Daytona Beach ed anche lui sopra la soglia dei venti milioni con, per l’esattezza, 24 milioni di dollari guadagnati in un anno. Il più ricco tra i piloti italiani rimane Valentino Rossi, quinto in classifica con un reddito di 20 milioni. Nascar ancora protagonista al sesto posto con il campione in carica Tony Stewart (18,5 milioni di dollari). Si ferma invece al settimo posto Sebastian Vettel, con il reddito del tre volte campione del mondo di Formula 1 che non supera i 18 milioni di dollari all’anno.

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La stagione che verrà

 

di Filippo Gherardi

 

Inizia ufficialmente con questo nuovo numero del nostro magazine la stagione di Professione Motori, la prima che vivremo per intero nella nostra, ancor breve, carriera editoriale. La sosta estiva è servita per rifiatare e ricaricare le energie, dopo sei mesi vissuti con il peso dei debuttanti, ma anche con la determinazione di chi sa che mezzi e tempo sono ancora, e per un po’, dalla propria parte. Eccoci pronti quindi ad affrontare una stagione intensa, lunga e ricca di impegni. Mesi in cui si alterneranno gare, presentazioni, saloni e novità dal mondo della tecnologia ma anche sul fronte legislativo. Si comincia la prossima settimana con il Salone di Francoforte, appuntamento cruciale dell’autunno delle quattro ruote, e noi di Professione Motori ve lo racconteremo passo dopo passo, e novità dopo novità, con foto ed interviste che tappezzeranno il nostro prossimo numero dedicato, non a caso, proprio e principalmente alla grande kermesse tedesca. Nelle settimane che seguiranno sapremo anche chi saranno i campioni del mondo tanto di F1 quanto in Moto Gp, e se Marquez e Vettel sapranno resistere al tentativo di rimonta di due spagnoli dal sangue caldo e i nervi raffinati come Lorenzo ed Alonso. Ovviamente non ci dimenticheremo di Superbike, IndyCar e Campionato Italiano Rally, competizioni che ci hanno conquistato grazie alla loro spettacolarità e che troveranno sempre spazio almeno sul nostro sito internet www.professionemotori.it, oltre che all’occorenza sulle pagine di questo stesso magazine e all’interno della nostra trasmissione televisiva. Sì, perché anche quest’anno Professione Motori sarà soprattutto un format televisivo, collaudato, stimolante ed ora anche piuttosto conosciuto. L’appuntamento sarà, per tutti coloro che vorranno, il martedì ed il venerdì, alle 20.30, sul canale 815 di SKY. Anche in tv, ma non solo lì, non mancheranno interviste e prove su strada, con la prossima in agenda, almeno per quel che riguarda le seconde, che ci porterà a testare alla fine di questo mese di settembre la neonata di casa Peugeot, la 308. Continueremo a dare il nostro parere sulle novità che il mercato (in crisi) delle auto saprà proporre anche in questa nuova stagione. Proveremo a continuare a cavalcare l’onda di una scommessa rischiosa ma che, ripartendo da solidi basi, ci impegneremo fino alla fine per vincere.