Foto Talisman 3

Renault Talisman Initiale Paris Sporter: la prova su strada

 

 

 

 

 

 

 

di Valerio Verdone

 

La Renault torna all’assalto del segmento della berline di grandi dimensioni con la Talisman, che andrà a caccia della stessa clientela di modelli dal successo consolidato come la Volkswagen Passat e la Ford Mondeo. Abbiamo provato la variante wagon, denominata Sporter, che affianca ad una linea sportiveggiante una notevole capacità di carico. Infatti, le dimensioni notevoli della Talisman con il portellone, lunga ben 4,87 metri e larga 1,87 metri, vengono dissimulate da un design che, soprattutto nel posteriore, tende a slanciare tutto l’insieme grazie all’andamento inclinato dei montanti. Per il resto, ritroviamo il grande frontale della berlina con le luci a LED dall’andamento caratteristico, poi adottate anche dalla Megane, ed una fiancata muscolosa soprattutto all’altezza dei passaruota posteriori. Completano il quadro le tante cromature disseminate sul corpo vettura e i cerchi da 19 pollici. All’interno, la versione Initiale Paris coccola gli occupanti con i sedili in pelle dalla comodità estrema, con quelli anteriori dotati anche della funzione massaggio per aver il massimo del confort anche durante le lunghe distanze. Bella la strumentazione, cangiante in base alla modalità di guida selezionata, pratico l’head-up display, che si alza davanti al guidatore, scenografico il sistema d’infotainment R-Link 2 con schermo da 8,7 pollici che si estende in verticale. Si tratta di un dispositivo di ultima generazione, con diverse funzioni, al quale bisogna fare l’abitudine per gestirlo al meglio durante la guida. Il bagagliaio inoltre, è decisamente capiente, come è giusto che sia, visto che offre una capacità di carico di 572 litri ampliabili a 1681 litri. Al volante, la caratteristica che spicca maggiormente è l’agilità dell’auto, nonostante la mole di 1.615 kg, e la sua reattività: merito delle 4 ruote sterzanti con quelle posteriori che girano controfase fino ad 80 km/h (in modalità Sport) ed in fase a velocità superiori. In questo modo la Talisman si sposta agevolmente sul misto e rimane stabile sul veloce. Dopo tutto, il motore 1.6 dCi biturbo da 160 CV e 380 Nm spinge bene, garantisce un’accelerazione da 0 a 100 km/h in un tempo di 9,6 secondi ed una velocità massima di 213 km/h. Inoltre, il cambio automatico a doppia frizione a 6 marce svetta nei lunghi viaggi, dove mostra la sua proverbiale dolcezza nel passaggio da un rapporto all’altro. Contenuti i consumi dichiarati dalla Casa, che si attestano sui 4,5 l/100 km. Il prezzo è importante, 45.050 euro, ma bisogna considerare la sua dotazione tecnica ed il livello degli accessori. Dopo tutto, stiamo parlando di un’ammiraglia in formato wagon.

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Ford Fiesta ST-Line: la prova in pista

 

 

 

 

 

 

 

di Valerio Verdone

 

Se la Ford Fiesta ST 200, con il suo 1.6 sovralimentato da 200 CV può risultare troppo impegnativa, a livello spese di gestione, la più piccola 1.0 ST Line da 140 CV potrebbe essere la soluzione giusta per cerca un valido compromesso tra prestazioni e consumi. Grazie ad uno spoiler anteriore specifico, alla calandra di stampo sportivo a nido d’ape, ed ai loghi ST Line, si capisce subito che la Fiesta in questione non scherza. Se poi si mettono a fuoco l’alettoncino posteriore ed i cerchi in lega da 16 pollici bruniti, ecco che il colpo d’occhio è piacevole e non troppo differente da quello offerto dalla ST. L’abitacolo, con il piccolo schermo dell’infotainment, evidenzia il trascorrere del tempo, ma altri particolari come i sedili sportivi con tanto d’impunture rosse ed il volante di stampo racing rivestito in pelle invogliano ad accendere la Fiesta ST Line per scatenarla sulla pista dell’ISAM di Anagni (FR). Ebbene, il piccolo ma potente 1.0 a 3 cilindri da 140 CV e 180 Nm, spinge bene già dal basso, l’auto è agile, rapida in inserimento, e con una potenza importante ma non eccessiva il sottosterzo non va a penalizzare le traiettorie, sempre a patto di non esagerare volutamente. La tenuta offre un valido appoggio nella percorrenza di curva ed il 3 cilindri palesa la sua presenza solamente nelle accelerazioni più decise. Ne consegue che su strada l’auto è silenziosa, fluida, con consumi dichiarati di appena 4,5 l/100 km. Le prestazioni non sono niente male, visto che, con i suoi 201 km/h di velocità massima, la punta velocistica ricorda quella delle piccole bombe anni ’80, ed anche l’accelerazione da 0 a 100 km/h, coperta in 9 secondi netti, non è troppo lontana dalle sportivette di quell’epoca che fecero sognare tutti gli appassionati. Insomma, la Fiesta ST Line è un’auto furba, divertente e accattivante nel look; il prezzo, per la 3 porte è di 17.000 euro, che diventano 17.750 euro per la 5 porte.

Logan

Dacia Logan MCV 1.5 dCi Laureate Family: la prova

 

 

 

 

 

 

 

di Valerio Verdone

 

La Dacia Logan MCV è un’auto furba, pratica, intelligente, perché ad un prezzo d’acquisto decisamente allettante, fa corrispondere valori importanti per chi cerca una vettura con una grande capacità di carico e consumi contenuti, oltre tutto, arricchita dalla trasmissione automatica. L’abbiamo provata con il motore 1.5 dCi da 90 CV, una certezza per le auto dell’orbita Renault, e che si sposa bene con questa tipologia di vettura. Diciamolo subito, la Logan MCV bada al sodo: quindi la linea è pulita ed essenziale, mentre i materiali interni sono pensati più per durare che per dare un’immagine opulenta.  Tradotto significa che la vettura in questione non segue le ultime mode, pur essendo dotata di tutto quello che serve. Infatti, i fari sono convenzionali, la linea, soprattutto dietro, è pensata per favorire la capacità di carico, e l’interno presenta un sistema multimediale evoluto, che si affianca ad una strumentazione convenzionale chiara ed essenziale. Si viaggia bene in 4, ma ci si sta anche in 5, mentre dietro si può caricare di tutto. Questo perché, con i suoi 573 litri, di spazio dietro il divano posteriore ce n’è in abbondanza. Volendo, si può arrivare fino a 1.513 litri, abbattendo quest’ultimo. Al volante la Logan MCV automatica aggiunge la piacevolezza di poter viaggiare senza utilizzare il pedale della frizione alla sicurezza di poter contare sul 1.5 dCi da 90 CV e 220 Nm di coppia, che si sposa alla perfezione con la sua indole tranquilla. Infatti, il rollio ed il beccheggio si fanno sentire quando si aumenta il ritmo e la gommatura da 185/65, ottima per attutire gli effetti delle sconnessioni stradali, lascia intuire facilmente l’approssimarsi di un’eventuale perdita d’aderenza. Quindi il consiglio è quello di utilizzarla con una guida fluida, approfittando delle cambiate dolci della trasmissione automatica, e di consumi dichiarati di appena 3,6 l/100 km nel ciclo misto. In questo modo si riesce a percepire lo spirito della vettura, adatta anche ai viaggi, perché comoda e concreta. La trasmissione automatica ha giovato, e non poco, alla Logan MCV, che adesso si guida facilmente anche in città, mentre il prezzo, di 13.400 euro resta particolarmente competitivo, e questo la dice lunga sul grande lavoro svolto dagli uomini Dacia.

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Nissan Qashqai: la prova

 

di Valerio Verdone

 

Con oltre 2 milioni di esemplari venduti, la Nissan Qashqai è senza dubbio l’auto che ha contribuito di più al rilancio della Casa giapponese in Europa, una vettura che ha creato il segmento dei crossover compatti e che ha guadagnato, con la seconda generazione, un design più raffinato, interno più accoglienti e persino un motore a benzina, il 1.6 DIG-T, pensato per chi vuole qualcosa di più dal punto di vista delle prestazioni. L’estetica si contraddistingue per un frontale con la caratteristica griglia a V, per i gruppi ottici a forma di boomerang e per una silhouette più filante a cui hanno contribuito la larghezza cresciuta di 20 mm, la lunghezza aumentata di 49 mm ed un’altezza ridotta di 10 mm. Completano il quadro i fari posteriori che si prolungano sui passaruota e rendono la linea ulteriormente slanciata. L’abitacolo guadagna materiali di aspetto premium e le finiture fanno un notevole passo avanti. Inoltre, dal display centrale touchscreen, posizionato al centro della plancia, è possibile accedere alla varie inquadrature dell’Around View Monitor, al navigatore con funzione Google Send-to-Car, e si possono ascoltare le stazioni radio in formato digitale Dab. Oltre tutto, in un ambiente reso più confortevole grazie alle nuove sedute, realizzate con tecniche mutuate dalla NASA, lo spazio aumenta, anche per i bagagli, con una capacità di carico cresciuta di 20 litri, che arriva ad un totale di 430 litri. Al volante,  Qashqai spinta dal 1.6 DIG-T turbo a benzina da 163 CV e 240 Nm, si dimostra molto spigliata, con una verve coinvolgente ed un allungo interessante. L’auto è agile, nonostante il baricentro alto, ed i cerchi in lega da 18” con coperture larghe consentono di avere un buon appoggio, oltre a soddisfare dal punto di vista estetico. La Casa dichiara una velocità massima di 200 km/h ed un’accelerazione da 0 a 100 km/h coperta in 9,1 secondi, ma soprattutto, un consumo, nel ciclo combinato, di circa 6 l/100 km. Ne consegue, che la variante a benzina più sportiva della Qashqai, rappresenta un’alternativa a quelle a gasolio, per tutti coloro che cercano prestazioni più elevate ed un sound più coinvolgente. Il prezzo è di 27.090 euro, ma la lista degli accessori annovera tutti i sistemi di sicurezza attiva inclusi nel Nissan Safety Shield, il Nissan Connect, i sensori di parcheggio anteriori e posteriori, l’I-Key, i cerchi da 18 pollici diamantati ed i vetri posteriori oscurati. Inoltre, sulla vettura dalla nostra prova, c’era persino il tetto panoramico (optional) per rendere più luminoso l’abitacolo.

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Mahindra Quanto C8: indiana tuttofare

 

 

 

 

 

 

 

di Valerio Verdone

 

Chi l’ha detto che non ci sono più le vere fuoristrada e che bisogna per forza rivolgersi al mercato dei SUV per avere una vettura polivalente? La Mahindra con la Quanto C8, rilancia sul piatto delle off-road, con un mezzo da lavoro che, volendo, può essere utilizzato anche nella vita di tutti i giorni. Chiaramente, la linea è funzionale alla sua destinazione, per cui la lunghezza inferiore a 4 metri, ruota di scorta esclusa, ed un’altezza di ben 1,90 metri, rendono le proporzioni a dir poco particolari. Sembra un SUV, in alcuni tratti stilistici, ma non lo è. Infatti, le pedane e la ruota di scorta posteriore sono elementi tipici di un fuoristrada piuttosto che di un’auto convenzionale. L’effetto spartano si ritrova all’interno, dove al posto di un grande schermo per l’infotainment e di indicatori futuristici per la strumentazione, ci sono dei comandi analogici. Inoltre, le plastiche sono fatte per durare piuttosto che per stupire, e la posizione di guida è altissima, per tenere tutto sotto controllo. C’è spazio abbondante per cinque persone e lasciando in piedi solamente le sedute anteriori, si hanno ben 1.650 litri di volume utile per caricare. Comunque, non manca una particolarità, come il telecomando della radio. Ma si tratta dell’unica concessione al lusso moderno, perché la leva del cambio alta, il pulsante per regolare la velocità nelle discese più ripide e quello per scegliere tra la trazione posteriore, quella integrale o l’integrale con le ridotte, ricordano subito la sua vera natura. Al volante si apprezza la spinta del 2.2 turbodiesel da 120 CV e 290 Nm di coppia, realizzato dall’azienda austriaca AVL, ma bisogna fare i conti con la leva del cambio dall’escursione elevata e con il volante che denota una certa lentezza sull’asfalto ed obbliga ad anticipare le traiettorie. Rollio e beccheggio sono evidenti, ma tenendo un’andatura turistica si percorrono 8,5 l/100 km. La situazione cambia sullo sterrato o in fuoristrada, dove la Mahindra supera con agilità piccoli corsi d’acqua, si arrampica sui pendii ed esce fuori dal fango senza fatica apparente. I mozzi ruota anteriori liberi ad inserimento automatico, il telaio separato dalla carrozzeria, e la presenza delle ridotte fanno realmente la differenza. Il prezzo della Mahindra Quanto C8 4WD è di 18.357 euro, ma include tutti gli accessori che rendono facile la vita anche nel fuoristrada più estremo. Non è il solito SUV, piuttosto rappresenta un mezzo da lavoro, un’auto senza fronzoli che può assolvere i compiti di un SUV sull’asfalto per poi superare ostacoli preclusi alle auto convenzionali quando si mettono le ruote oltre le strade comuni.

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Dacia Sandero Stepway GPL: la prova

 

di Valerio Verdone

 

La Dacia è entrata subito nel cuore degli automobilisti italiani, perché il Brand low cost di Renualt, consente di acquistare una vettura nuova, nello specifico, una Sandero, a partire da 9.000 euro. L’utilitaria di Casa Dacia però è disponibile anche in una variante pensata per chi predilige i crossover, denominata Stepway, che abbiamo provato con il motore a 3 cilindri 900, sovralimentato, e con doppia alimentazione benzina/Gpl. Esteticamente, la Stepway si presenta più alta di 10 cm rispetto alla versione convenzionale, e questo la rende più simile ad un SUV compatto che ad una vettura del segmento B. Le protezioni che originano nei paraurti e continuano nella fiancata, unite alle barre portatutto sul tetto e ad elementi silver presenti nel frontale e nella vista posteriore, contribuiscono all’effetto crossover, così come le scritte Stepway sulle portiere anteriori ed i cerchi in lega da 16 pollici. All’interno si notano materiali pensati per durare nel tempo, quindi plastiche solide e robuste, con diverso trattamento per quelle presenti nella zona interna della plancia. Cromature disseminate intorno alla strumentazione, alle bocchette d’areazioni e sul pomello del cambio, sottolineano la volontà di conferire più carattere all’abitacolo, così come i sedili originali. Il sistema d’infotainment presenta uno schermo touch da 7 pollici, semplice e di rapida comprensione nelle differenti funzioni, mentre, la presa USB nelle sue vicinanze è collocata in maniera intelligente. Certo, bisogna rinunciare al volante regolabile in profondità, ma per il resto l’abitacolo della Stepway è ben organizzato. Al volante la maggiore altezza da terra enfatizza il rollio quando si affrontano le curve con piglio sportivo, ma non è questa la sua destinazione d’uso, per cui il comportamento dalla Stepway ad andature turistiche è piacevole e rassicurante. La vera novità però è sotto il cofano e riguarda il motore 3 cilindri da 900 cm3 che, grazie alla sovralimentazione, risulta più brioso del precedente 1.2 aspirato a 16 valvole da 75 CV. Oltre alla potenza ulteriore, si parla di 90 CV, è la coppia di 35 Nm più elevata a fare la differenza, perché viene erogata a quasi 2.000 giri in meno. Questo comporta riprese più rapide e una migliore risposta al comando del gas, nonostante una voce che filtra nell’abitacolo quando si esplora la zona alta del contagiri. Utilizzando l’alimentazione a Gpl, che non va a comportare nessuna rinuncia a livello di volume di carico (il bagagliaio rimane di 320 litri estendibili a 1.200 litri), si percorrono quasi 550 km a Gpl ed oltre 1.500 km sfruttando anche il pieno di benzina. Per quanto riguarda il prezzo, quello della versione più ricca, la Prestige della nostra prova, è di 12.200 euro, una cifra competitiva in relazione ai contenuti offerti dalla vettura, in puro stile Dacia.

Top Foto. Nuova Toyota Auris

Toyota Auris 1.2 Turbo Active: la prova

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Fino ad oggi eravamo riusciti solo ad ammirarla con il nuovo trucco, prima a Ginevra e poi sulle nostre strade sulle quali è approdata durante l’estate, ma ora abbiamo avuto anche la possibilità di guidarla e testarla: parliamo della nuova Toyota Auris. Prima di salire e metterci al volante, ci siamo soffermati ad osservare i nuovi dettagli che ne caratterizzano il restyling, a dir la verità non troppo distante dalla precedente generazione: partendo dall’anteriore, abbiamo subito notato un frontale reso più aggressivo dalla mascherina allargata, che allo stesso tempo permette alla vettura di fornire una maggiore impressione di “presenza su strada”. A contrastare il nero della vernice della “nostra” Auris ci sono le cromature che poi proseguono anche sulla carrozzeria laterale e sul posteriore, ma ancor di più spicca la nuova forma dei gruppi ottici, ora disponibili anche con fari a LED sia sull’anteriore che sul posteriore. Dopo un’approfondita occhiata all’estetica, come detto non cambia moltissimo rispetto a prima, abbiamo aperto lo sportello per sederci in posizione di guida. E’ subito evidente come la nuova Auris, nonostante un look più dinamico, rimanga comunque una berlina pensata per le famiglie, ora ancor di più grazie ad una maggiore lunghezza di 5 centimetri (per un totale di 433 cm); a beneficiarne sono soprattutto i passeggeri posteriori, che anche con un tetto non così alto possono star tranquillamente comodi senza aver paura di sbattere la testa. I vari ritocchi hanno reso gli interni più moderni, grazie anche all’utilizzo di nuovi materiali per la plancia e per i rivestimenti, molto piacevoli al tatto, e alla nuova forma delle bocchette d’areazione o della consolle asimettrica. Proprio al centro di quest’ultima spicca lo schermo da 7,2 pollici che ospita l’inedito sistema multimediale Toyota Touch2 che permette di controllare le informazioni di base dell’auto, o quelle del nuovo sistema di assistenza alla guida Toyota Safety Sense, optional a 600 euro, dotato della funzione Pre-Collision System: tra i 10 e gli 80 km/h avverte il conducente del rischio di impatto, mentre al di sotto dei 30 km/h attiva la frenata completamente autonoma. Ancor più lussuoso sarebbe stato l’interno con l’allestimento top di gamma, il Lounge, che mette a disposizione cuciture a vista, finiture e inserti specifici, e dei gradevoli sedili in misto pelle-alcantara-tessuto. Messe le mani sul volante, ci siamo accorti dei tanti comandi presenti su di esso, e soprattutto del display del quadro strumenti presente davanti a noi, ora più grande, con due quadranti a binocolo ed una grafica molto più definita. Acceso il motore, ed eseguita la manovra di retromarcia con il supporto della telecamera posteriore, è iniziata la vera prova su strada: lo sterzo della nuova Auris risulta molto più preciso, frutto del meticoloso lavoro fatto proprio sulla taratura dello sterzo e delle sospensioni, e la giapponese si è dimostrata tanto agile in città quanto decisa su strade extraurbane. Sotto al cofano avevamo il nuovo 1.2 turbo ad iniezione diretta, che con i suoi 136 cavalli ha infatti dimostrato un‘ottima agilità, anche con quattro adulti ed il bagagliaio pieno, e prestazioni da non sottovalutare: da 0 a 100 km/h in 10,2 secondi e una velocità massima di 200 km/h. Buona anche la prova e la valutazione che possiamo dare al cambio manuale a sei rapporti, al quale si può preferire l’automatico di casa Toyota. Per quanto riguarda le alternative motori invece, oltre al 1.2 da noi provato ci sono ancora i “vecchi” benzina 1.3 da 99 cv e 1.6 da 132 cv (non disponibili in Italia), mentre per i diesel è stato archiviato il 2.0 D- 4D per far spazio al nuovo 1.6 di stampo BMW da 112 cv , al quale si aggiunge il rinnovato 1.4 D-4D da 90 cv. Se parliamo di Auris, infine, non possiamo non parlare di ibrido: ora l’offerta propone un motore termico 1.8 VVT-i che, unito alla componente elettrica, è in grado di generare una potenza di 136 cavalli, e ha visto bassarsi ulteriormente i consumi fino a quelli attuali, pari a 28,5 km con un litro ed emissioni di CO2 di 79g/km; attraverso questo propulsore si tocca una velocità massima di 180 km/h e si impiegano 10,9 secondi per arrivare da 0 a 100 km/h. L’allestimento che noi abbiamo potuto testare era l’Active, posto come intermediario tra il Cool e il Lounge, che con il motore benzina 1.2 è disponibile nelle concessionarie ad un prezzo di 22.000 euro, ma il listino varia dai 18.850 euro della base fino ai 27.800 della 1.8 Hybrid Lounge.

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DS5: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Ve l’abbiamo raccontata (e fatta raccontare dai vertici DS) in occasione della presentazione stampa di inizio Luglio, negli ultimi giorni abbiamo avuto modo di provarla anche sulle strade, e nel traffico, di Roma. La nostra redazione al volante della DS5, a stretto contatto con il savoir-faire e l’unicità della nuova ammiraglia del marchio premium del gruppo PSA. Partiamo col dire che il target di riferimento (manager d’azienda e liberi professionisti) sembra davvero tagliato su misura per una vettura che fa dello stile e della ricercatezza, ma anche della compattezza delle forme, il suo autentico marchio di fabbrica. La calandra verticale che caratterizza il muso, arricchita dalla griglia esagonale e dai bordi cromati, è solo il primo, ma efficace, elemento distintivo che balza all’occhio, soprattutto se integrato in una carrozzeria (come quella del modello in prova) color bianco perla con inserti neri che contraddistinguono tetto, vetri e specchietti retrovisori. Impossibile non soffermarci anche sui fari, dalle forme generose e dinamiche, perfettamente in sintonia stilistica con il resto della carrozzeria e dotati, sia nei gruppi anteriori che in quelli posteriori, di tecnologia LED abbinata a quella Xeno per un fascio luminoso oltre modo accentuato in termini di design e profondità. L’idea di “prima concept car prodotta”, come ribadito più volte dai vertici del marchio francese, è riscontrabile soprattutto all’interno dove chi guida ha davvero l’impressione di pilotare un aereo, con una prospettiva della strada mai vista prima ed un ventaglio di comandi, tanto superiori quanto nel tunnel centrale, che richiamano una classica cabina di comando di un qualsiasi volo di linea. E poi, sempre all’interno, la scelta accurata dei materiali, con trame e lavorazioni che collegano al mondo dell’orologeria (sedili) e serigrafie che caratterizzano tunnel centrale e portiere. Si viaggia comodi all’interno della DS5, una macchina avvolgente e “soggettiva”, tenuto conto del tettino che si apre a porzioni, con tre diverse tendine scorrevoli (ed altrettanti pulsanti autonomi) per guidatore, passeggero anteriore e blocco sedute posteriori, oltre che l’ormai immancabile climatizzatore bi-zona. In termini di tecnologia, lo schermo touchpad da 7″ con DS Connect racchiude tutto ciò che serve, abbinando le principali funzioni multimediali, grazie al sistema New Mirror Screen, ad informazioni utili quali autonomia, manutenzione, localizzazione ed assistenza tecnica. Le nuove sospensioni, modificate ed alleggerite rispetto a quelle, troppo rigide, montate sulla vecchia versione, riducono al minimo le vibrazioni ed aumentano ulteriormente il confort interno di un abitacolo insonorizzato ai massimi livelli. La versione che abbiamo provato montava un motore diesel BlueHDi, disponibile nelle tre varianti da 120,150 e 180 CV, abbinato al nuovo cambio automatico EAT6, con prestazioni brillanti ed una buona reattività, ma la gamma propulsori prevede anche la doppia variante benzina THP da 165 e 210 CV e quella Hybrid 4×4 da 200 CV complessivi. I prezzi partono da dai 31.500 euro della versione Chic THP da 165 CV fino ad arrivare ai 47.250 euro dell’edizione limitata 1955 Hybrid 4×4.

TOP FOTO, Toyota Aygo X-Wave

Toyota Aygo X-Wave: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Dopo aver provato, ed avervi raccontato, la nuova Toyota Aygo lo scorso dicembre, siamo tornati a strettissimo contatto con la piccola city car giapponese, e nella fattispecie con la sua versione top di gamma la X-Wave, quella con il tettino apribile, quella che più di tutte ne esalta spirito e dinamismo. Da un punto di vista tecnico non esistono differenze rispetto alle altre versioni: motore 1.0 VVT-i da 69 CV, Euro 5 e Start&Stop di serie, la trazione è anteriore, il cambio manuale a cinque rapporti. Il piacere di guida rimane, quindi, all’altezza delle aspettative, la maneggevolezza particolarmente accentuata e confermata da un diametro di sterzata appena superiore ai 10 metri (10,2 per l’esattezza). Discorso analogo per le dimensioni che, ribadiamo, per la nuova Aygo si attestana appena sotto i 3,5 metri di lunghezza e il 1,5 m di altezza, ed appena sopra il 1,6 di larghezza. La velocità massima è di 160 km/h, l’accelerazione da 0 a 100 stimata sui 14,3 secondi. Da un punto di vista estetico, la nuova Aygo sembra davvero affermarsi, anche in termini di interessi ed attenzioni che raccoglie girando per strada, come un vero e proprio gioiellino di design, e la versione X-Wave con questo tetto apribile in tela Black lo è ancora di più. Il colore della carrozzeria è Fire Red, un’esclusiva della versione X-Wave, le maniglie sono in tinta, mentre gli specchietti retrovisori esterni richiamano la stessa colorazione Black, seppur più lucida nei toni, del tetto. Sul frontale inconfondibile, ormai, X decorativa sempre di color nero, nel posteriore invece mini spoiler che ne accentua il carattere dinamico. I gruppi ottici si caratterizzano anche per luci diurne al LED, mentre i cerchi sono in lega da 15″. All’interno, esclusiva anche in questo caso per la versione X-Wave, allestimenti bi-color x-custom con sedili in pelle e tessuto Black Wave. Per il resto, l’altro colore dominante su cruscotto e portiere laterali rimane il rosso, della stessa tonalità Fire Red utilizzata per gli esterni. Il volante è in pelle, regolabile in altezza, con comandi multifunzione e forme generose come spesso succede nelle auto Toyota. I sedili anteriori sono comodi e spaziosi, malgrado l’abitacolo rimane quello, classico, di una city car, climatizzatore automatico e sistema multimendiale Mirro Link con interfaccia touchscreen da 7″ che domina la plancia e permette di usufruire di tutte le principali funzioni. Mancano i sensori per il parcheggio, ma la telecamera posteriore e l’ampio monitor touch da 7″, oltre alle dimensioni ridotte della vettura ed una manegevolezza da alte prestazioni, rendono il parcheggio davvero semplice e comodo in ogni situazione. Pomello del cambio e maniglie apri porta presentano inserti cromati a rappresentare un ulteriore elemento di decoro, ma il vero fiore all’occhiello, ovviamente, rimane il tetto apribile. Basta utilizzare il punsante riportato sopra lo specchietto retrovisore interno per azionarlo, e al tempo stesso per chiuderlo, la fase di apertura è diretta in automatico, quella di chiusura presenta un doppio scatto. Luminosità e design, con il tetto aperto il fascino ed il confort della piccola Aygo sembrano davvero esaltati al massimo. A proposito di confort (alla guida), di serie il sistema di assistenza alla frenata e di assistenza alla partenza in salita, così come il controllo elettronico della stabilità e della trazione e, solo per la versione cambio manuale, il limitatore della velocità. In termini di sicurezza, 6 airbag ed abitacolo indeformabile ad alta protezione, oltre ad ABS + ripartitore elettronico della frenata. Prezzo di listino, per questa versione W-Wave cinque porte (c’è anche naturalmente quella a 3) provata dalla nostra redazione è di 14.000 euro.

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Toyota Land Cruiser: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Sul mercato ormai da qualche anno, sarebbe proprio il caso di dire che non si finisce mai di scoprire nuove caratteristiche e nuovi dettagli della Toyota Land Cruiser. La nostra redazione ha avuto in prova nelle ultime settimane la variante a 3 porte, ed ha piacevolmente notato che dietro a forme muscolose e guida rialzata si nasconde, anche, una vettura oltre che particolarmente accogliente (come prevedibile) anche sostanzialmente pratica e funzionale (meno ipotizzabile). Tuttavia è impossibile non cominciare la nostra descrizione partendo dalle misure, avendo a che fare con un’automobile che si stanzia sopra i 4,5 metri di lunghezza e, al tempo stesso, sopra il 1,8 sia in termini di larghezza che di lunghezza. Anche il peso è quello, tipico, di una fuoristrada: con una massa complessiva di 2600 kg, ma tanto in movimento quanto in fase di manovra i chili “in eccesso” si avvertono solo in parte. Da un punto di vista tecnico, il motore è un 3.0 diesel Common Rail 4 cilindri Euro 5, con una potenza massima di 190 CV. Cambio automatico e trazione integrale permanente, mentre la velocità massima è stimata sui 175 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 in 10,2 secondi. Una vettura che, quasi superfluo sottolinearlo, è adattissima a percorsi off road, perfettamente allineabile con qualsiasi tipo di superficie, anche le più complesse, grazie al Crawl control che ne aumenta sicurezza ed efficienza anche nelle situazioni più critiche. Disponibile sia nelle versione 5 che 3 porte, la nostra come detto era quest’ultima e in quanto tale l’accesso alle sedute posteriori rimaneva non particolarmente comodo. Tre allestimenti differenti: Active, Lounge e Lounge +, noi l’abbiamo conosciuta meglio proprio nella configurazione Lounge +, quella meno economica (almeno nelle versione 3 porte) con un prezzo chiavi in mano di 51000 euro, ma anche quella più accessoriata e curata da un punto di vista di rifiniture estetiche. Cerchi in lega da 18″ con pneumatici 265/60 R18, maniglie, paraurti e protezione laterali tutte in tinta con la carrozzeria, che nel nostro caso specifico era in un’elegante colorazione Silver Met, griglia del radiatore cromata e pedane laterali illuminate. Interni in pelle con finiture in stile legno, sedili anteriori riscaldabili, volante regolabile in altezza e in profondità (fondamentale a nostro modestissimo parere in una macchina di simili dimensioni). I vetri posteriori sono oscurati, il climatizzatore automatico bizona e poi, tornando all’esterno, immancabile la ruota di scorta ancorata al portellone posteriore. La posizione di guida è comoda e rialzata, al volante della Land Cruiser si domina davvero la strada e chi ci circonda. Non manca, naturalmente, anche la tecnologia con display multifunzione da 7″, sistema multimediale Toyota Touch2, radio CD distribuita in 9 differenti altoparlanti, sensori di parcheggio anteriori e posteriori e telecamera di assistenza al parcheggio, oltre al Multi-Terrain Monitor (MTM) con 4 videocamere esterne che permettono di monitorare davvero la vettura nella sua totalità. Chiudiamo con la sicurezza, dove spiccano 9 airbag di serie, assistenza alla partenza in salita, sistema antislittamento in discesa, controllo adattivo della trazione e controllo elettronico della stabilità.