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Salone di Ginevra: assenti Jaguar-Land Rover

 

 

di Maurizio Elviretti

 

La tendenza è radicata: i Saloni dell’auto sempre meno tappa obbligata alla quale essere presenti. Le case da tempo hanno rivisto la politica di partecipazione agli eventi internazionali, ridimensionando le ingenti spese per essere sullo stand e creare, piuttosto, eventi mirati sul lancio di un nuovo modello presso il grande pubblico. A dire “no, grazie” al prossimo Salone di Ginevra arriva Jaguar-Land Rover. Il marchio ha lanciato da poco la nuova generazione di Evoque e, sul fronte Jaguar, si appresta a produrre novità di prodotto come il rinnovamento della berlina XE, a metà del ciclo vitale, nei prossimi 12 mesi. È cambiato il modo di veicolare le novità, il CES di Las Vegas ha “costretto” Detroit a riposizionarsi in estate, per evitare una sovrapposizione nociva al NAIAS, con le case automobilistiche spesso a preferire la kermesse dedicata (in origine) all’elettronica di consumo e diventata, sempre più, commistione di due mondi che si interfacciano alla pari. Ginevra restava, nell’immaginario, il Salone al quale presenziare a ogni costo. Se c’era un appuntamento in Europa al quale non mancare, era in Svizzera. E, paradossalmente, potrebbe verificarsi lo scenario di una Jaguar Auto dell’anno 2019 (appuntamento il 4 marzo prossimo) con l’interessante crossover elettrico I-Pace, tra le 7 finaliste del premio, ma il brand assente in veste ufficiale dal Salone. “Risparmiare” il passaggio da Ginevra per ridurre le spese, con un portavoce di Jaguar-Land Rover che ha commentato come il gruppo valuti l’efficacia di ciascun Salone singolarmente. Portare le auto vicine al pubblico con eventi dedicati, oltre a contenere i costi di una presenza imponente a un Salone dell’auto, vuol dire concentrare l’attenzione sul modello senza il rischio di una presenza annacquata tra gli stand. A rivedere la propria filosofia e linea di comunicazione del prodotto presso il grande pubblico è anche Volvo, altra assente annunciata (da tempo, già dallo scorso giugno) a Ginevra, così come Ford.

 

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McLaren 720S Spider: cabrio con tetto in vetro elettrocromatico

 

 

di Maurizio Elviretti

 

La Super Series di McLaren si amplia con l’arrivo della variante più esotica: la McLaren 720S Spider. Presentata con l’inedita tinta Belize Blue, la nuova cabriolet a motore centrale si caratterizza per i cosiddetti “archi rampanti” che sottengono il tetto rigido retrattile in fibra di carbonio. Una soluzione che, oltre a donare alla vettura una grande iconicità, permette anche di avere una migliore visibilità (+12% sopra la spalla). Non si discosta troppo dalla variante “chiusa” il peso, superiore di soli 49 kg: un valore di riferimento nel segmento delle sportive a motore centrale. In totale, la vettura pesa (a secco) 1.332 kg, ovvero 88 kg in meno rispetto alla rivale più leggera (la Ferrari 488 Pista Spider). Tra i migliori della categoria il rapporto potenza/peso di 540 CV per tonnellata. La base di partenza è la struttura monoscocca in fibra di carbonio Monocage II-S della Coupé, evoluta per l’assenza del montante centrale, che ha comportato la riprogettazione della sovrastruttura posteriore. La particolare conformazione della struttura non ha reso necessari ulteriori rinforzi (rimangono per esempio i sottili montanti anteriori ereditati dalla Coupé). Inoltre, la scelta di adottare tetto e supporti in fibra di carbonio e non in acciaio ha permesso di risparmiare circa 6,8 kg rispetto a quelli montati sulla 650S Spider. L’alloggiamento dell’hard-top massimizza lo spazio per bagli, con 58 litri di spazio per lo stivaggio con il tetto chiuso. Pur mantenendo gli stessi valori di potenza e coppia della Coupé (720 CV e 770 Nm), il motore V8 4 litri bi-turbo di McLaren 720S Spider è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi, lo stesso tempo della variante chiusa (7,9 secondi per lo 0-200, ossia 0,1 secondi in più). Il merito va all’aerodinamica, che beneficia tra le altre cose di un nuovo spoiler posteriore attivo sviluppato specificamente per la variante Spider. Uguale la velocità massima (341 km/h) raggiungibile con il tetto chiuso, mentre con il tetto aperto occorre “accontentarsi” di325 km/h. Veloce l’auto, veloce il meccanismo di apertura del tettuccio rigido, di cui McLaren vanta la regisrazione di ben 3 brevetti: 11 secondi per aprirlo (fino ad una velocità di 50 km/h) o chiuderlo: sei secondi più veloce della Spider 650S. Rispetto alla Sports Series 650 S, il meccanismo risulta anche più silenzioso, così come è più silenziosa la marcia con il tetto aperto. La tecnologia trasforma McLaren 720S Spider in una “targa” anche quando il tetto è chiuso: come optional per il tetto in fibra di carbonio è infatti disponibile il vetro elettrocromatico, che può passare da trasparente a tinta filtrante semplicemente toccando un pulsante. I fortunati proprietari potranno decidere se attivare la schermatura per protegger l’abitacolo della 720S Spider dai raggi solari oppure godersi tutta la luminosità anche a tetto chiuso. Grazie alla funzione di memoria, è possibile richiamare l’impostazione precedentemente selezionata al momento dell’avvio del veicolo.La dotazione tecnologica continua nell’abitacolo, dove uno schermo da 8 pollici ad alta risoluzione si occupa di gestire tutte le funzioni della vettura, dalla multimedialità al navigatore, dalla ventilazione alla dinamica di guida (con le modalità Comfort, Sport e Track) . A tal proposito, McLaren 720S Spider prevede la presenza delle sospensioni idraulicheProactive Chassis Control II di McLaren affiancate da un sistema di sterzo elettroidraulico. La nuovs McLaren 720S Spider è già ordinabile ad un prezzo base per il mercato italiano di 287mila euro.

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Nuova Mercedes Classe B: nelle concessionarie a Febbraio

 

 

di Maurizio Elviretti

 

Forme da MPV, spirito premium e un pizzico di pepe nella guida. La ricetta funziona – soprattutto in Europa – e non è un caso che a Stoccarda abbiano grandi aspettative sulla nuova Mercedes Classe B, pronta per dare del filo da torcere ad una (temibile) rivale come la BMW Serie 2 Active Tourer. Ma anche, perché no, ai SUV compatti che tanto piacciono al mercato. Meglio però andare con ordine, perché di carne al fuoco ce n’è tanta. A cominciare dal fatto che la nuova classe B non nasconde la sua vocazione più dinamica rispetto al passato. A partire dalla linea, che prende ispirazione da quella frizzante della Classe A. Passo e lunghezza crescono entrambi di tre centimetri, per 4 metri e 42 totali. Nonostante il tetto si abbassi di 4 cm, dentro la B c’è una buona quantità di spazio, sia per i bagagli sia per i passeggeri (tranne chi sta seduto nel posto centrale, causa tunnel ingombrante). Grazie ad una caratteristica semplice e diffusa quanto intelligente. Oltre allo schienale diviso in percentuale 40:20:40, il divano posteriore scorre di 14 cm, liberando da 445-705 a 1.530 litri di spazio per le valigie. Peccato però che quest’accessorio sia disponibile solo da metà 2019. Ci si può consolare con una plancia degna di una classe E, o S se preferite. Che punta su schermi, superfici curate e un assistente davvero particolare: l’MBUX, di serie su tutte (anche se per gli allestimenti più basici sono previsti solo i touch 7 pollici). Comandi vocali, navigazione a realtà aumentata, sistema che varia impercettibilmente la posizione dello schienale per non farvi venire il mal di schiena nei viaggi più lunghi, cromatismi e giochi di luce. In un ambiente molto curato – specie nella parte centrale e in quella alta della plancia. Sotto, le plastiche sono più rigide, anche se ottimamente assemblate. Non si tratta solo di abito: la classe B ha studiato da A anche per quanto riguarda la guida. Con una differenza fondamentale: la posizione al volante, con il sedile più alto di 9 cm. Miglior visibilità (anche se gli ingombri si percepiscono più facilmente affidandosi alle telecamere) quindi, ma anche sensazioni più comuni ad una compatta che ad una MPV. Fra le curve la B è composta, rolla poco, riesce a dare sapore al percorso. Lo sterzo è più preciso che diretto, ma si ha sempre un buon controllo. E un comfort di alto livello: se le sospensioni non sono morbidissime – ma l’esemplare provato aveva l’assetto ribassato di 15 mm – i fruscii sono assenti e, in autostrada, si viaggia sul velluto. Se fate tanta strada pensate seriamente al nuovo duemila turbodiesel Euro 6d. Sulla B200d ha 150 CV, ben gestiti da un nuovo doppia frizione a 8 rapporti. La verve non gli manca, e tende a fare la voce grossa solo se lo si spreme come un limone. Come ogni Mercedes che si rispetti, anche la nuova B vanta sistemi che fanno di tutto per evitare gli incidenti: grazie ai sistemi di guida autonoma, l’auto riconosce pedoni o ciclisti che attraversano improvvisamente la strada e frena, se la velocità è bassa, fino ad evitare l’impatto. E, dopo una brusca frenata (automatica) dovuta allo stop dell’auto che precede, rilascia i freni per minimizzare le conseguenze di un eventuale tamponamento. La nuova classe B è la prima compatta Mercedes ad avere l’Energizing Comfort Control, una sorta di coach del benessere che agisce su clima, regolazione dei sedili, e capisce la musica che desiderate in quel momento, facendovela ascoltare. Adeguando, al contempo, l’illuminazione dell’abitacolo al “mood” scelto. Al momento i listini della Classe B non sono ancora disponibili, ma il prezzo base sarà di poco sopra ai 30.000 euro. Il lancio è previsto per metà febbraio, con una gamma che comprende i classici allestimenti Executive, Business, Sport e Premium.

 

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Škoda Scala: ecco la berlina compatta del marchio ceco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

La berlina compatta 5 porte combina un nuovo linguaggio estetico e un elevato grado di funzionalità e soluzioni di connettività allo stato dell’arte. Riprende le linee anticipate dal concept Vision RS e sarà lanciata sui mercati internazionali nella prima metà del 2019. Cinque le motorizzazioni disponibili con potenze comprese tra 90 CV (66 kW) e 150 CV (110 kW). Scala offre un elevato livello di sicurezza attiva e passiva, tecnologia LED per i gruppi ottici anteriori e posteriori, spazio per passeggeri e bagagli e, come da tradizione, svariate soluzioni Simply Clever. Così Bernhard Maier, ceo di Škoda: «Con Scala iniziamo un nuovo capitolo nella nostra offerta nel segmento di riferimento. È un’auto completamente inedita che stabilisce nuovi punti di riferimento in fatto di tecnologia, sicurezza e design. Scala incarna perfettamente il tipico ’smart understatement’ Škoda e siamo convinti che abbia la possibilità di ridefinire la nostra presenza sul mercato tra le compatte di segmento C». Con Scala Škoda ha ridefinito il proprio posizionamento nel segmento delle compatte. Forte di un’eccellente connettività con allestimenti e materiali di qualità, la vettura incarna alla perfezione i canoni tipici del marchio e si rivolge, dunque, anche a un target più giovane, una generazione always online e attenta al design, ma in grado di apprezzare anche i generosi rapporti di spazio di cui Škoda è da sempre sinonimo, il bagagliaio ai vertici del segmento e l’interessante rapporto qualità/prezzo. Per la prima volta, Scala implementa in modo emozionale e autentico un’importante evoluzione del linguaggio stilistico del gruppo. È infatti la prima auto di serie del brand in Europa a fregiarsi del nome Škoda a singole lettere sul portellone, al posto del tradizionale logo. I cerchi in lega fino a 18 pollici regalano un tocco di dinamismo, mentre lo speciale lunotto allungato del pacchetto Emotion conferisce alla berlina uno stile semplicemente inconfondibile. Il nuovo concept degli interni, basato sul concept Vision Rs, coniuga ergonomia ed emozionalità con gli eccellenti rapporti di spazio tipicamente Škoda e il bagagliaio più ampio del segmento. La plancia, dotata di touchscreen centrale collocato in posizione rialzata, presenta, analogamente ai pannelli delle porte anteriori, una superficie morbida e di alta qualità, impreziosita da un nuovo e specifico strato zigrinato, ispirato alle strutture cristalline boeme. Illuminazione ambiente, tonalità calde e cuciture in contrasto colorate sui rivestimenti dei sedili.

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Nuova Renault Kadjar: più giovane, più tecnologica

 

 

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

La nuova Renault Kadjar punta su un restyling che rinnova più la scheda tecnica che l’estetica: a tre anni dal lancio, l’auto si è dimostrata solida sul mercato con circa 450mila esemplari in tutto il mondo ed è pronta ad accorciare il gap con il corrispettivo giapponese Nissan Qashqai. Presentata al Salone di Parigi, l’auto si è mostrata ringiovanita a livello di design soprattutto per quanto riguarda alcuni particolari sul frontale, mentre sotto al cofano spunta il nuovo motore turbo benzina 1.3 che ha debuttato sulla Scenic. A bordo spazio a connettività e comfort con l’evoluto infotainment, il tutto per un prezzo a partire da circa 22mila euro. Come restyling di metà carriera la Kadjar è stata modificata a livello di design soprattutto per quanto riguarda la parte anteriore e precisamente sui nuovi gruppi ottici a Led a forma di C, sotto cui troviamo i fendinebbia rettangolari. La griglia è più grande e con più cromature, mentre il bumper inferiore è stato sostituito con un paraurti più moderno e i cerchi in alluminio sono da 17 o 19 pollici. Gli interni sono più comodi: sono migliorati l’ergonomia dei sedili e i comandi per climatizzatore e finestrini. Nel cruscotto c’è il nuovo display multimediale da 7 pollici con sistema operativo R-Link 2. Sotto al cofano la novità è il motore turbo benzina 1.3 TCe che ha debuttato sulla Scenic e nato dall’unione di intenti dell’Alleanza con Daimler: il 4 cilindri ha potenza da 140 e da 160 cavalli, entrambe con cambio manuale a 6 marce o con automatico a doppia frizione a 7 marce. Non mancano i motori turbodiesel con il 1.5 dCi da 115 cavalli e il 1.7 dCi da 150 cavalli. Disponibile negli allestimenti Life, Sport e Sport2 e Business, la Nuova Renault Kadjar viene proposta ad un prezzo di listino che parte da 21.350 euro, mentre la versione top di gamma viene proposta a 33.850 euro.

 

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Kia Soul: ecco la terza generazione

 

 

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

È una delle compatte più originali del mercato, per stile e visione. Normale che Kia non abbia cambiato la filosofia di base per la terza generazione della Soul, presentata a Los Angeles e che entrerà in vendita negli Stati Uniti prima di luglio 2019. Restano le fiancate verticali, il tetto piatto e linee in generale spigolose, ma i designer hanno lavorato sui dettagli, ben sapendo che stravolgere un’auto così fortunata (in particolare negli Stati Uniti) poteva essere un rischio: ecco allora che luci e mascherina si fanno più sottili, cambiano i fascioni e spunta un fregio a contrasto nel montante posteriore del tetto. I fanali posteriori sono uniti fra loro. Detto questo, la Kia Soul 2019 è basata su una nuova piattaforma e guadagna qualche centimetro all’esterno, dove la lunghezza passa da 414 a 420 cm e il passo raggiunge i 260 cm (3 cm in più). Altezza e larghezza restano invariate a 159 e 180 cm. Il leggero incremento delle dimensioni esterne si traduce in più spazio per i bagagli, stando a quanto annunciato dalla Casa, perché la capacità aumenta di 142 litri e raggiunge i 674 litri con il divano in posizione d’uso. L’interno punta su linee più classiche e tondeggianti, come l’”oblò” nella consolle in cui si trova lo schermo a sfioramento di 10,25” del sistema multimediale. Non mancano le funzionalità Apple CarPlay e Android Auto e l’head up display di 8”, che proietta alcune informazioni essenziali per il guidatore come la velocità e le indicazioni del Gps. Negli Stati Uniti, la Kia Soul sarà ordinabile con due motori a benzina: il 2.0 aspirato da 149 CV e il 1.6 turbo da 204 CV. In alternativa è previsto l’elettrico della versione Soul EV, accreditato di 204 CV, che il guidatore può sfruttare selezionando quattro diversi programmi di guida: in Eco+ ed Eco viene privilegiata l’efficienza, in Comfort la comodità e in Sport il brio. La batteria della Soul a zero emissioni è da 64 kWh. Questa non è l’unica differenza con le Soul a benzina, perché la EV adotta fascioni specifici, una mascherina rivisitata e cerchi di 17” che migliorano l’aerodinamica dell’auto (e di conseguenza l’efficienza, anche se per il momento non si conosce l’autonomia). Fra le tecnologie previste per la nuova Soul ci sono il mantenimento della corsia, il monitoraggio degli angoli ciechi e lo spegnimento automatico degli abbaglianti. In Italia dovrebbe arrivare entro la fine del prossimo anno.
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Ecotassa auto 2019 su emissioni Co2: ecco cosa prevede

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

Con il disegno di legge di bilancio 2019 si introduce una nuova tassa per i possessori di autovetture. Questa consiste in una tassa, il cui calcolo si basa sul meccanismo del bonus/malus ecologico, da pagare nell’atto dell’acquisto di una nuova autovettura. Entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019 per una durata di 3 anni. Questa tassa viaggia su due binari diversi, per chi acquisterà un’auto con emissioni di Co2 al di sopra di 110 g/Km pagherà un importo fisso che proporzionale al crescere del dato di emissione di Co e per i successivi tre anni e invece per chi sceglie di acquistare un’auto con basse emissioni di Co2, cioè al di sotto dei 110 g/km vengono proposti incentivi da 1.500 euro fino a 6.000 euro. Il Governo sostiene che con questo meccanismo si invoglierà gli italiani nell’acquisto di mezzi meno inquinanti, facendo sì che la qualità dell’aria migliori nelle nostre città. Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Michele Dell’Orco, e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa hanno anche annunciato che nei primi mesi del 2019 sarà pronto il Piano strategico per la mobilità sostenibile, che conterrà importanti indicazioni al riguardo del trasporto pubblico, per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi nazionali prefissati. Con l’introduzione di questa nuova tassa sull’emissioni di Co2 delle auto comporterà degli enormi paradossi, come ad esempio per si pagherà di più sull’acquisto di una Panda che sull’acquisto di una Bmw da 50mila euro, e inoltre un forte vantaggio per le auto diesel. Questi sono solo alcuni dei grossi paradossi dell’introduzione del “bonus/malus” sulle emissioni di Co2 sugli acquisti di auto nuove. La norma, introdotta nella legge di bilancio 2019, prevede che da gennaio 2019 al momento dell’acquisto di una nuova vettura  si dovrà pagare un’imposta calcolata in base alle emissioni di anidride carbonica della vettura. Non si paga nulla con l’acquisto di un’auto con emissioni al di sotto dei 110 g/Km di Co2, al di sopra invece dell’emissione di Co2 da 110 g/km fino a 120 g/Km si inizia a pagare una cifra fissa che va da 150 euro, che sale proporzionalmente fino ad un massimo di 3000 euro, per le auto che emettono Co2 oltre 250 g/km. In parallelo partano anche gli incentivi, con un sistema sempre basato sull’emissione di Co2.  Per l’acquisto di un’auto con emissioni di Co2 parametrate tra 70 e 90 g/km viene riconosciuto un’incentivo di 1.500 euro, che sale a 3.000 euro per auto che emettono Co2 da 20 a 70 g/Km fino ad arrivare ad un incentivo di 6.000 euro per le auto con emissioni di Co2 da 0 a 20 gr/km. Questo tipo di sistema basato sul calcolo dell’imposta sull’emissione di Co2 comporta una contraddizione nei confronti di quelle realtà locali che cercano di disincentivare il diesel per combattere l’inquinamento da polveri sottili.  Infatti le auto alimentate a gasolio emettono meno Co2 rispetto a quelle a benzina che però sono molto più pulite dal punto di vista delle polveri sottili. Un altro paradosso da evidenziare è che la vettura più venduta in Italia, la Panda 1.2 a benzina euro 6 che emette 125 g/ km di Co2 per chilometro pagherebbe un’imposta di 300 euro, mentre la Bmw 518d, un duemila diesel euro 6 che costa 53mila euro, con le sue emissioni di 116 gr/km di Co2 pagherebbe solo 150 euro. La nuova tassa sull’auto ha comportato innumerevoli reazioni e critiche, soprattutto da sindacati che sostengono che tale imposta possa avere delle forti ripercussioni sul comparto auto, con la conseguenza di numerosissimi licenziamenti. L’Anfia spiega, portando ad esempio la produzione del modello più venduto in Italia, la Panda 1.2 prodotta a Pomigliano d’Arco (NA), un’autovettura che produce un’emissione di CO2 più basse tra le auto non ibride, per il suo acquisto si andrà a pagare un’imposta tra i 400 euro e i 1.000 euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, sostiene che con l’introduzione del bonus/malus sulle auto comporterà un costo minore per le auto elettriche, e possono quindi affermarsi sul mercato, in quanto fin ora avevano occupato un posto irrisorio. Ma vi è un’unica voce che unisce imprese e sindacati che critica fortemente questa nuova norma. Il governo è riuscito ancora una volta ad unire imprenditore e lavoratori, in un’unica protesta. La Federauto ha dichiarato che il provvedimento «disincentiva le vendite con gravi conseguenze occupazionali». Su questo sono d’accordo i sindacati. Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl sostiene che questa norma sicuramente sarà solo un danno per il Paese e per i lavoratori. Per  Rocco Palombella , numero uno della Uilm: “colpire il comparto dell’auto significa mettere a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro”.

 

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Novembre, mercato in flessione. Non per Citroën

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

dalla redazione

 

Nel mercato delle autovetture, i risultati commerciali di Citroën in Italia mantengono un trend molto positivo grazie soprattutto a C3 che conferma il suo successo superando 38.000 immatricolazioni da inizio anno. La best-seller della Marca si posiziona al terzo posto nel suo segmento e nel singolo mese di novembre occupa la quinta posizione nella classifica delle autovetture più vendute in Italia. Con quasi 16.400 immatricolazioni da inizio anno, C3 Aircross resta nella TOP 10 del suo segmento. A nove mesi dal lancio, anche Nuova C4 Cactus è nella TOP 10 delle berline di segmento C. Le monovolume C4 SpaceTourer e Grand C4 SpaceTourer si mantengono, nel loro insieme, al quarto posto nel loro segmento mentre SpaceTourer è sesta nel suo segmento da inizio anno e seconda nel singolo mese di novembre. Dall’analisi della struttura del mercato autovetture, nel canale dei privati Citroën conferma il trend di crescita positivo, sia nel singolo mese che nel cumulo da inizio anno. Il mercato invece registra da gennaio una flessione superiore al 3%, nonostante un trend positivo nel singolo mese di novembre. Ottimi risultati anche nel mercato dei veicoli commerciali: con oltre 13.400 immatricolazioni nei primi 11 mesi dell’anno ed una crescita quasi del 4% rispetto al 2017, la Casa del Double Chevron mantiene la quarta posizione nel ranking delle Marche. Il modello che ha contribuito maggiormente a queste performance è Citroën Jumper che ha incrementato le vendite del 26% posizionandosi al 3° posto nel suo segmento. Infine, positivi anche i risultati di Jumpy che, grazie all’incremento del 6% delle immatricolazioni, si trova al 3° posto nel suo segmento.

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Opel: Stefano Virgilio nuovo Resp. Comunicazione

 

 

dalla redazione

 

Dal 1° novembre Stefano VIRGILIO assume l’incarico di Responsabile Comunicazione di OPEL Italia con il compito di contribuire alla crescita e all’integrazione di OPEL all’interno di Groupe PSA. Stefano VIRGILIO riporterà a Carlo LEONI Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne di Groupe PSA Italia. Nell’ambito del trasferimento della sede di Opel da Roma a Milano, Paola TROTTA e Loredana SALVUCCI della Direzione Comunicazione di Opel Italia, lasciano l’azienda per seguire nuove sfide professionali. A partire da giovedì 1 novembre, è possibile indirizzare tutta la corrispondenza presso la nostra nuova sede di Via Gallarate 199, – 20151 Milano Stefano Virgilio, 47 anni, laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università Roma 2 di Tor Vergata, si è formato professionalmente in varie aziende del settore Automotive ricoprendo ruoli in ambito Formazione, Engineering, Marketing, Vendite, Distribuzione e Logistica e Pubbliche Relazioni. E’ entrato a far parte di General Motors Italia nel 2004 dove ha ricoperto numerosi ruoli di responsabilità. In particolare, è stato Responsabile Marketing dei Veicoli Commerciali Opel, Brand Manager Saab, Manager della Distribuzione e Logistica Opel/Saab e Capo Ufficio Stampa Opel, quest’ultimo ruolo ricoperto da ottobre 2011.

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Suzuki JIMNY vince il Good Design Gold Award 2018

 

 

dalla redazione

 

Suzuki JIMNY ha vinto, in Giappone, il Good Design Gold Award 2018. Si tratta del premio speciale del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese, attribuito nell’ambito del Good Design Award, che si svolge sotto l’egida del Japan Institute of Design Promotion. Si tratta di un riconoscimento molto ambito, assegnato al prodotto che si distingue tra quelli finalisti del Good Design Best 100 per l’eccezionalità del suo design. Il Good Design Award fu istituito nel 1957 con il nome di Good Design Product Selection System (noto anche G Mark System) dal Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria. Si tratta del riconoscimento che in Giappone valuta e raccomanda i prodotti per il loro design, giudicando la loro capacità di influire positivamente sulla società e di migliorare la vita di chi li utilizza. Nel mercato globale dell’auto, popolato da numerosi modelli, JIMNY ha saputo ritagliarsi una posizione speciale e unica. La riprogettazione legata al ricambio generazionale è avvenuta in modo ideale e l’evoluzione è andata nel senso della ricerca delle caratteristiche funzionali tipiche di uno “strumento”, che noi teniamo in grande considerazione. Nell’ultima generazione, in particolare, è stato raggiunto un design sofisticato, partendo dai punti di forza dei modelli precedenti. Introdotta sul mercato giapponese nello scorso mese di luglio, la quarta generazione di JIMNY ha ottenuto risultati straordinari nelle vendite domestiche, superando le dieci mila unità. Non è da meno il mercato italiano dove, nell’intero mese di ottobre, il mese dopo il lancio italiano, JIMNY ha quadruplicato il dato di vendita dell’anno precedente. Suzuki JIMNY sposa un’idea di bellezza che nasce dalla semplicità, seguendo una filosofia di design adatta a uno “strumento per professionisti”. La sua carrozzeria squadrata, che permette al pilota di avere un’esatta percezione dell’auto e dei suoi ingombri nello spazio circostante, aumenta la manovrabilità nel fuoristrada. Questa forma rende al tempo stesso l’auto incredibilmente pratica, facendone un esempio di funzionalità che si esprime attraverso la sua capacità di carico, la sua maneggevolezza e persino la sua gamma colori. Forte di questo successo, Suzuki continuerà a perseguire l’eccellenza nel design e a sforzarsi di proporre prodotti di grande sostanza, capaci di emozionare i Clienti. Il nuovo Suzuki JIMNY ha una linea di grande personalità, che mantiene le proporzioni e i tratti distintivi dei suoi antenati. I tagli netti delle lamiere, il parabrezza verticale e i fari tondi - oggi a LED – sono un’eredità del passato che mantiene ancora tutta la sua validità. Con una lunghezza di soli 3.645 mm, un’elevata altezza da terra e sbalzi ridotti, JIMNY vanta eccezionali angoli di attacco (37°), di uscita (49°) e di dosso (28°) ed è imbattibile nell’off-road come negli spazi stretti, complice anche un raggio di sterzata molto contenuto. L’abitacolo è essenziale ma denota una incredibile cura per i dettagli. Tutti i comandi sono robusti e possono essere facilmente utilizzati anche in inverno o sul lavoro, quando si indossano guanti pesanti. Ogni componente è realizzato con materiali di prima qualità, per garantire un’affidabilità totale nel tempo, in ogni condizione d’impiego. L’abitabilità è sorprendente e abbattendo lo schienale posteriore frazionato si può aumentare il volume del bagagliaio fino a 830 litri. Il retro dei sedili posteriori e il vano di carico sono rivestiti in plastica, resistente e facile da pulire. Anche dal punto di vista tecnico, il progetto JIMNY rappresenta qualcosa di straordinario e rispetta la tradizione fuoristradistica ormai cinquantennale di Suzuki. Il solido telaio a traliccio è abbinato a sospensioni ad assale rigido, in grado di sopportare i colpi più duri e di assicurare sempre un buon contatto tra le ruote e il suolo. JIMNY adotta la raffinata trazione integrale 4WD ALLGRIP PRO, che consente eventualmente di passare in breve tempo da due a quattro ruote motrici e di inserire le marce ridotte. In questo modo, e grazie anche all’evoluto controllo della trazione LSD, al peso limitato e al generoso motore 1.5 a benzina da 103 cv, Suzuki JIMNY riesce ad arrivare in posti irraggiungibili per tutte le altre auto, facendo vivere un’esperienza di guida unica, all’insegna della libertà totale. Suzuki Motor Corporation è uno dei principali costruttori mondiali di automobili, motocicli e motori fuoribordo. Nel settore automobilistico l’Azienda è attualmente all’8° posto nella classifica mondiale delle vendite (fonte JATO), con oltre 3 milioni di vetture prodotte all’anno, ed è leader sul mercato giapponese nei segmenti Keicar e Passenger car. L’Azienda nasce nel 1909 da un’idea imprenditoriale di Michio Suzuki, che, nella cittadina di Hamamatsu, in Giappone, costruisce uno stabilimento per la produzione di telai tessili. Nel 1920 l’Azienda viene profondamente riorganizzata al fine di intraprendere il cammino industriale su scala internazionale, prendendo il nome di Suzuki Loom Manufacturing Co. Nel 1954 l’Azienda diviene Suzuki Motor Corporation Ltd e l’anno seguente, nel 1955, nasce Suzulight la prima automobile a marchio Suzuki, seguita nel 1970 da Jimny serie LJ10, il primo 4×4 compatto. Da allora in avanti, l’attività industriale nei differenti settori ha proseguito il suo incessante cammino di crescita, anche nei settori dei motocicli e dei motori marini fuoribordo puntando su valori quali l’affidabilità, il design e l’innovazione.